“In Veneto il diritto allo studio è ostaggio di un’autostrada”. A muovere l’accusa è Elena Ostanel, consigliera regionale del Veneto per la lista di opposizione Il Veneto che Vogliamo. La protesta nasce dopo un incontro in commissione cultura (di cui è vicepresidente) con l’assessore al bilancio Francesco Calzavara per discutere del problema degli oltre tremila universitari “idonei non beneficiari” delle borse di studio. Si tratta di circa uno studente su cinque, che rispetta i requisiti per ricevere il contributo, ma non lo ha ottenuto per mancanza di fondi dalla regione.
A quanto si apprende, la giunta avrebbe rimandato il problema al prossimo ottobre, sperando di attingere da una riserva legata alla Pedemontana. “L’assessore Calzavara – continua Ostanel – ha annunciato che i soldi per le borse di studio, ma non sa ancora quanto e nemmeno quando, li prenderebbe dai fondi per l’autostrada Pedemontana Veneta. Le cui risorse, però, devono intanto rimanere bloccate a bilancio, in attesa di capire con che tempi saranno consegnati i prossimi stralci”.
In sostanza, si aspetta il prossimo assestamento di bilancio, quando l’amministrazione Zaia cercherà di prelevare dei soldi da un fondo destinato alla costruzione dell’autostrada. Voci dell’opposizione spiegano che si tratta di una cifra che andrebbe ad una società come penale, qualora non venissero rispettate le previsioni sulle entrate dei pedaggi. Calzavara spera di recuperare quei milioni e destinarli agli universitari, ma sa che il problema da qui in avanti si acuirà: in un comunicato ha spiegato per il prossimo anno la spesa aumenterà del 21%, fino a toccare circa 100 milioni. “Sono in corso una serie di interlocuzioni tra le Regioni ed il Governo finalizzate a risolvere il pagamento delle borse di studio a tutti gli studenti aventi diritto”, fa sapere.
I dati. Nel bilancio regionale 2023-2025 mancherebbero 13,8 milioni di euro (su quasi 80) per coprire tutti coloro che hanno i requisiti per ottenere il contributo. Un buco che lascia senza certezze 3.646 studenti su 17.606: oltre il 20% degli aventi diritto entrati in graduatoria. Vanno dal 17% dell’università di Padova (quasi duemila non beneficiari e un buco di circa 7 milioni e mezzo, secondo le stime di Ostanel) al 36,92% di ESU Venezia, azienda regionale per il diritto allo studio. Aspettando ottobre, quando comincerà il prossimo anno accademico, più di tremila resteranno senza sussidio.
Il problema nasce nel 2022. Con una manovra del governo Draghi, che può sfruttare i fondi del PNRR per l’università e la ricerca, vengono aumentati i parametri di reddito con cui accedere ai contributi per il diritto allo studio, oltre che gli importi delle borse. In Veneto la situazione diventa insostenibile: gli studenti che rispettano i requisiti crescono a dismisura e la regione, che evidentemente non stanzia soldi a sufficienza, non riesce a coprire tutti. Nasce così la figura dell’“idoneo non beneficiario”, che ancora oggi fa discutere.
Studiare costa. Senza la certezza di avere i soldi per costruire un percorso di studi, probabilmente molti giovani valuteranno se cancellare l’iscrizione in università e disdire i contratti di locazione. Anche perché gli universitari devono affrontare quotidianamente problemi come affitti, tasse e spese extra. Per la prossima settimana è attesa in regione la ministra dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini. Se il Veneto non ha avuto comportamenti virtuosi in materia, difficilmente potrà aspettarsi un grosso aiuto da Roma.
Donazzan non pervenuta. Ad agitare ancora le acque è l’assenza dell’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan, in quota Fratelli d’Italia: le opposizioni la accusano di non mettere la faccia sui problemi degli studenti. “La regione del Veneto ha scelto consapevolmente di non investire su scuola e università pubblica – dice a ilfattoquotidiano.it la capogruppo Pd in consiglio regionale Vanessa Camani, componente della commissione cultura – con conseguenze drammatiche sul futuro dei giovani della nostra regione. Questa cosa diventa evidente con l’assessore Donazzan, che si nega a qualsiasi confronto, non viene in commissione, non incontra le organizzazioni studentesche e non presidia i consigli di amministrazione degli enti regionali”. A febbraio si era presa l’impegno di lavorare sul tema per coprire, almeno in parte, la lacuna sugli idonei non beneficiari. Ma l’assenza dalla riunione di commissione pesa. “Una chiara scelta politica – conclude Ostanel – uno schiaffo per i 3.646 ragazze e ragazzi che aspettano le borse di studio cui hanno diritto”.