L’ad Rai Roberto Sergio prende tempo sul caso Filippo Facci, approdato in cda sulla scia delle polemiche scatenate dalle frasi del giornalista sulla vicenda che ha coinvolto il figlio di Ignazio La Russa: “Non è mia abitudine decidere sulla base di campagne politiche strumentali e emozionali. Non mi faccio trascinare da nessuno”. Una decisione che non piace ai consiglieri Francesca Bria e Riccardo Laganà, che hanno chiesto in consiglio di archiviare ogni possibile collaborazione con il giornalista, invitato a esprimere opinioni più rispettose anche dalla presidente Marinella Soldi.
Critiche alle parole dell’amministratore delegato di viale Mazzini arrivano anche da Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd: ““Ma come si può dare la colpa a chi ha sollevato il caso e non decidere su chi ha provocato il caso? È il mondo alla rovescia. L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, non vuole ascoltare chi, per il bene del servizio pubblico, chiede di non contrattualizzare l’editorialista di Libero, Filippo Facci, che dovrebbe condurre un programma su Rai Due”. Ruotolo prosegue: “E le esternazioni sessiste? E la colpevolizzazione di una donna che denuncia di essere stata violentata?”.
Bria e Laganà, che hanno votato contro i piani di produzione per la prossima stagione, hanno sottolineato la gravità delle parole dell’editorialista (“Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”) e chiesto di non procedere con la sua contrattualizzazione, che dovrebbe condurre da fine settembre una striscia quotidiana subito prima del Tg2 delle 13. I toni si sono anche accesi proprio quando Sergio ha parlato di strumentalizzazioni e precisato che intende riflettere sulla scelta, che comunque – ha assicurato – arriverà in tempi brevi. Una posizione contestata da Bria e Laganà, che hanno respinto qualsiasi accusa in tal senso e invitato l’ad a decidere subito, ritenendo le parole di Facci incompatibili con il servizio pubblico.
Sul tema è intervenuta anche la presidente Soldi: “Filippo Facci è un giornalista di fama, che della provocazione intellettuale ha fatto una cifra stilistica – ha detto – Ma la provocazione intellettuale nell’ambito del servizio pubblico deve sposarsi ad una trattazione della notizia rispettosa di tutti i soggetti coinvolti, nei contenuti e nel linguaggio”. Per Bria la decisione “era da prendere oggi, a partire dalle nostre richieste e dalla dichiarazione della presidente, mentre l’ad ha preferito continuare a riflettere”. Il consigliere ha detto di non capire “su cosa debba ancora riflettere, visto che è stato chiaramente un errore pensare di contrattualizzare una persona non nuova a gravi e irrispettose provocazioni e in passato già sospesa dall’Ordine dei giornalisti per razzismo contro l’Islam”. Laganà ha inoltre sottolineato che “non si può pensare di ridurre a questioni di contrasto o di strumentalizzazione politica tematiche di indubbia gravità”.