Nei giorni scorsi Beatrice Venezi, la direttrice (o direttore, come preferisce essere chiamata) d’orchestra consulente del ministro Gennaro Sangiuliano, è stata sommersa dalle polemiche in Francia, dove una dozzina di associazioni hanno promosso una petizione per annullare il suo concerto, accusandola di essere una neofascista. Lei per tutta risposta li ha bollati come “miserabili” e a Lucca, in occasione del concerto per il centenario pucciniano, ha eseguito un fuoriprogramma che non lascia spazio a molte interpretazioni.
La Venezi ha chiuso il concerto di Lucca con l’Inno a Roma, brano musicato da Giacomo Puccini nel 1919 che durante il ventennio fascista conobbe una certa popolarità e nel Dopoguerra venne scelto dal Movimento Sociale Italiano come brano da utilizzare come colonna sonora dei propri eventi e raduni. Dunque una scelta molto connotata: “Spero che l’esecuzione di questo brano – ha detto la stessa Venezi – sia un invito per il Paese a riconciliarsi con la propria memoria storica e che l’arte e la cultura tornino al centro al di là delle posizioni politiche”.