Il Consiglio superiore della magistratura a trazione leghista mette in congelatore la promozione del giudice che ha mandato a processo Matteo Salvini per l’affare Open arms. E in un clima rovente nei rapporti tra politica e toghe, l’episodio rischia di avere il sapore dell’avvertimento a caratteri cubitali: qui comandiamo noi. Breve riassunto. Quando era già quasi ora di pranzo, sul finire della seduta di mercoledì mattina al plenum di Palazzo dei Marescialli, ecco il colpo di scena: su una di quelle pratiche normalmente votate senza batter ciglio, la consigliera laica Isabella Bertolini, eletta in quota Lega, batte il primo colpo per chiedere il rinvio in commissione. Di cosa si tratta? Il ministro della Giustizia ha richiesto il collocamento fuori ruolo di Lorenzo Jannelli per destinarlo, con il consenso dell’interessato, alla Divisione italiana della Cancelleria della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. La Terza Commissione di Palazzo dei Marescialli ha già verificato, come di rito, tutto il verificabile. Ossia che autorizzare l’incarico costituisca interesse dell’Italia, oltre che un arricchimento professionale del candidato, cosa di per sé pacifica. Come pure che non osti null’altro: il magistrato in questione, ad esempio, non è stato mai collocato in fuori ruolo in tutta la carriera, dunque l’incarico non cozza con il limite massimo decennale imposto dalla legge per evitare le carriere parallele delle toghe. Di più: Jannelli è attualmente in servizio al Tribunale di Palermo, dove la scopertura d’organico è ben al di sotto del limite di guardia. C’è il parere favorevole del Consiglio giudiziario (la “succursale” territoriale del Csm) e siamo lontani pure dal limite dei duecento posti a disposizione per lo svolgimento di funzioni diverse da quelle giudiziarie, visto che al momento i magistrati fuori suolo sono 165.

E allora che osta? Nessuno al plenum lo capisce, o almeno si fa finta. Qualcuno, come la consigliera Mimma Miele, prende la parola per chiedere lumi sull’obiezione sollevata da Bertolini già “amazzone” di Berlusconi poi passata armi e bagagli alla Lega. A cui dà manforte (per chiedere il rinvio) anche Claudia Eccher, pure lei leghista, anzi di più: è stata a lungo l’avvocato di Matteo Salvini, prima di essere indicata dal Carroccio per un posto a Palazzo dei Marescialli. Non dicono quali siano i motivi della richiesta. A che serve dunque rinviare la pratica in commissione? “Bisogna verificare se ci sono i requisiti” si limitano a dire le due a proposito dell’incarico, che consiste principalmente nell’esame e nello studio dei ricorsi individuali presentati alla Cedu contro il Governo italiano, valutandone ricevibilità e fondatezza alla luce della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e nella consequenziale predisposizione di atti e provvedimenti motivati in lingua inglese o francese. Ma essendo stati verificati tutti i criteri dettati dalla legge, forse che le due consigliere leghiste vogliono testare la dimestichezza di Jannelli con le lingue? Escluso che sia questa la ragione, al Csm si materializza dunque l’orrido sospetto che possa trattarsi di qualcos’altro. Jannelli è il magistrato che ha disposto il rinvio a giudizio per Matteo Salvini sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E la ritorsione, come la vendetta, è un piatto che va servito freddo. Per ora la nomina è stata bloccata, se ne riparla al prossimo plenum.

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