Dopo decenni di abbandono, soluzioni prospettate e mai realizzate, quello che per il Fai è un Luogo del cuore dall’indiscusso valore storico e naturalistico non sembra meritare altra occasione se non quella di ospitare turisti “di alto profilo“. Più che una scelta, insomma, quello del Semaforo di Capo Figari sul promontorio che sovrasta Golfo degli Aranci in Sardegna sembra un destino, ormai comune a tanta parte del patrimonio italiano all’ultima spiaggia, quella dell’iniziativa privata. Dopo diversi tentativi delle istituzioni locali di restituire il bene alla comunità a beneficio del territorio, tutti falliti, alla fine si è deciso per l’affidamento dell’ex Stazione semaforica della Marina Regia alla New Fari srl, che realizzerà suites con spa, idromassaggio e “piscina emozionale”, qualunque cosa voglia dire.

L’accordo tra la Regione Sardegna e la New Fari per la riqualificazione della struttura è stato firmato il 28 giugno. “Con la firma del contratto di valorizzazione della Stazione di vedetta di Capo Figari e della Batteria Luigi Serra, un importante bene viene messo al servizio della comunità in chiave di sviluppo e crescita futura del territorio”, si legge nel comunicato stampa dell’assessore regionale alla Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, Giuseppe Fasolino. Una dichiarazione d’intenti esplicita, che non lascia dubbi. “Si tratta della riqualificazione in chiave turistica di una struttura suggestiva che siamo certi diventerà un’importante attrazione della zona”, ha aggiunto l’assessore agli Enti locali, finanze e urbanistica, Aldo Salaris. Suggestivo il Semaforo di Capo Figari lo è senz’altro, perché il Paesaggio naturale costituisce un imprescindibile elemento di quello antropico, storicizzato. Il promontorio all’estrema punta nord-orientale della Sardegna, nel comune di Golfo Aranci in provincia di Olbia, è uno spettacolo. Alte falesie calcaree a strapiombo su un mare da sogno, delimitano una lingua di terra popolata da una strabiliante varietà di piante. L’olivastro e il lentischio lungo il costone esposto a sud-ovest, l’euforbia arborea in quota, i boschetti di pino marittimo nella caletta, e ancora le aggregazioni di elicrisi sulla salita verso il Semaforo, dove si riconoscono l’erica, il rosmarino, la lavanda selvatica, il ginepro fenicio, il corbezzolo e il leccio. Un concentrato di unicità naturalistiche che ha permesso l’istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria, esteso per oltre 850 ettari. Una riserva naturale sulla cui vetta, a 350 metri, sono i resti del semaforo della Marina militare. Un Luogo del cuore, per il Fai, ma a lungo dimenticato dalle istituzioni.

C’è poi l’inequivocabile rilevanza storica, a partire dal ciò che rappresenta nello sviluppo delle comunicazioni. Da qui, l’11 agosto del 1932 l’inventore Guglielmo Marconi sperimenta l’invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni, riuscendo a collegarsi con l’osservatorio geofisico di Rocca di Papa, a sud di Roma, tramite la nave Elettra, in navigazione nelle acque di Golfo Aranci. La struttura è composta da una torretta circolare con funzione di semaforo e da un fabbricato che ospitava gli alloggi militari. Inaugurato l’11 marzo 1890, era parte integrante del sistema di fari e di semafori segnalatori della Regia Marina, col compito di comunicare e fornire indicazioni per le navi di passaggio e per quelle sulla rotta per Olbia. Nel 1905 viene acquistato dalla Difesa, che alla funzione di vedetta aggiunse quella di avvistamento. Nonostante tutto, il Semaforo è in abbandono ormai dalla fine della seconda guerra mondiale. Toccherà aspettare il nuovo millennio perché qualcuno se ne ricordi. Nel 2006 il passaggio dalle Forze Armate all’Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna. A dicembre 2011 una deliberazione della Giunta regionale lo include, insieme a Fari e Torri costiere e altri Semafori, nel Programma di valorizzazione del patrimonio-marittimo costiero della Sardegna. Poi, nel 2017 viene inserito dall’assessorato agli Enti locali, finanze e urbanistica, insieme ad altre nove strutture, nel Progetto orizzonte fari, in previsione della sua messa a bando per la concessione di valorizzazione e/o locazione.

La svolta arriva a dicembre 2018 con la Determinazione della Giunta regionale che avvia la procedura per l’affidamento e concessione di valorizzazione delle strutture a Capo Figari. Valorizzazione che si compirà probabilmente soltanto nei prossimi anni, dopo la recente firma dell’accordo con la New Fari srl. L’intervento prevede la progettazione, il restauro e la riqualificazione degli immobili e la loro gestione con la formula dell’ospitalità turistica per 30 anni. Nello specifico saranno realizzate delle “sotto suites”, sei nella struttura “dell’Ex Stazione semaforica”, con sala da pranzo e da tè, cantina, terrazza, vasche idromassaggio, mediateca digitale, e due negli immobili della “Ex Batteria Luigi Serra”, con area benessere/spa ed eventi e una piscina emozionale. La New Fari è “specializzata nella valorizzazione e nel recupero di strutture da destinare all’ospitalità di alto profilo”. E’ la società che ha trasformato il Faro di Capo Spartivento a Chia, sempre in Sardegna, nel “primo faro italiano destinato all’accoglienza”. La stessa che prevede il riutilizzo con funzioni ricettive, turistiche e culturali anche del Nuovo Semaforo di Portofino, in provincia di Genova, e del Faro della Guardia sull’isola di Ponza, in provincia di Latina. “Dopo oltre tre anni di lavoro si è finalmente arrivati alla firma della concessione, che recepisce anche l’intesa formale tra Comune di Golfo Aranci, Soprintendenza e Regione Sardegna che sancì la rifunzionalizzazione e valorizzazione in chiave turistica del sito”, ha scritto l’ad di New Fari srl, Alessio Raggio. Che promette: “Noi faremo la nostra parte col massimo impegno e lo faremo ascoltando tutti, soprattutto gli amministratori e la comunità locale, cercando di tutelare tutte le sensibilità coinvolte”.

Altre vie erano state tentate in passato. A maggio 2017 l’allora sindaco di Golfo Aranci Giuseppe Fasolino dichiarava che il Comune aveva “più volte chiesto a Cagliari la cessione del bene, rendendosi disponibile a provvedere attraverso fondi propri alla ristrutturazione e alla valorizzazione dell’ex semaforo”. A giugno 2020 il nuovo sindaco Mario Mulas assicura che la gestione comunale è ormai prossima e con essa anche una nuova primavera per l’economia locale. “Sono centinaia i posti di lavoro diretti e dell’indotto che si creeranno intorno a Capo Figari: dalle gite a cavallo alle reti ferrate, dallo studio della flora con oltre 120 specie endemiche a quello dei delfini, passando per il diving e l’attività di operatori turistici”, sosteneva Paolo Madeddu, presidente del consiglio comunale. Tentativi che poi sono tutti falliti, come è noto. Nei prossimi mesi la New Fari srl inizierà la trasformazione delle strutture. Una trasformazione sulla quale già nel 2017 avanzava riserve l’associazione Gruppo d’intervento giuridico e che in ogni caso accederà il dibattito, innanzitutto intorno al trasferimento del bene pubblico al “privato” e sul suo riutilizzo. Ma forse, in questa circostanza, piuttosto che concentrarsi sulle ragioni dei “favorevoli” e quelle dei “contrari”, varrebbe la pena iniziare ad domandarsi se la questione è stata ben posta. Altrimenti l’unica risposta all’abbandono di strutture storiche sarà sempre e soltanto il loro uso a scopi recettivi. Con tanti saluti al Paesaggio.

Immagine in evidenza: This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license. Attribution: Carlo Pelagalli

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