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“Elemental”, il nuovo viaggio Disney-Pixar che prende per mano lo spettatore e lo spinge a migliorarsi

"Alimenta la luce finché brucia e per questo non avere paura di mostrare ciò che sei"

di Sharon Tempestini

Immaginate una città che vive di soli tre elementi: terra, acqua e aria. Ecco, quella è Elemental City. Un inizio che ricorda molto il film Zootropolis anche se un dettaglio fa capire subito allo spettatore che c’è qualcosa di diverso. Cosa? Nella descrizione manca il fuoco. Manca, sì, ma tutta la storia ruota attorno a questo elemento.
Elemental è il nuovo lungometraggio Disney-Pixar uscito nelle sale italiane il 21 giugno scorso e porta la firma di Peter Sohn. Il regista è già conosciuto per Il viaggio di Arlo nel 2015 e per il lavoro di story artist in Alla ricerca di Nemo. Adesso Sohn porta sul maxi schermo alcune delle tematiche più care alla casa di Topolino (come l’amore) insieme ad un’esperienza di vita vera, che fa da ispirazione: la storia dei suoi genitori che partiti dalla Corea sono arrivati nel Bronx, New York (Stati Uniti).

Dietro alla classica love story da Romeo e Giulietta c’è altro: la ricerca di sé stessi e la tematica della pacifica convivenza (che oggi, visto il periodo storico, diviene più attuale che mai). Infatti, in Elemental City convivono in armonia tutti gli elementi eccetto uno: il fuoco, appunto. Abita in una terra lontana, denominata la Terra del Fuoco e da qui la storia ha inizio quando i genitori di Ember (la protagonista) fuggono per cercare una vita nuova. Il fuoco “vive” ed è molto diverso dai cittadini: crede nei valori della famiglia, nelle tradizioni e ha una lingua tutta sua. Molti sono i riferimenti alla paura del ‘diverso’. Elemental è un viaggio divertente (bisogna ammetterlo, non ridere in certe scene è impossibile) ma allo stesso tempo molto profondo. Un film che si adatta a tutte le fasce di età e che ti prende per mano per esplorare la società odierna e capire, grazie alla dolcezza di un personaggio, Wade, che tutto ha una soluzione: basta vedere le cose da una prospettiva diversa e “senza filtri”. L’amore, immancabile o quasi nelle pellicole Disney, fa sì che la sfavillante Ember finisca per innamorarsi proprio del suo opposto che con il suo modo di pensare la porta ad abbattere certi pregiudizi sociali che separano gli elementi. Perché è questo che fa Elemental: riscrive le leggi della fisica, insegnandoci a rimodulare i nostri confini mentali e a guardare oltre le apparenze.

A polarizzare l’attenzione dello spettatore è anche un altro aspetto: quello della famiglia. Inizio e fine del viaggio, perché le tradizioni spesso possono essere percepite come delle gabbie, ma in realtà sono proprie quelle che rendono liberi. Il nuovo Disney-Pixar presentato in chiusura del Festival di Cannes – è un lungometraggio tanto semplice quanto dirompente che ricrea la vita di tutti giorni, al punto tale da permettere allo spettatore di immedesimarsi nei diversi elementi, vedersi in qualche modo dall’esterno e cercare una spinta per migliorarsi. E se il film è stato criticato sui social per una presunta mancanza di originalità, va detto che l’intensità delle emozioni e l’accuratezza nel trattare le sfaccettature del ‘diverso’ lo portano ad essere un viaggio che lascia molto soddisfatti, pur trattando le stesse tematiche più volte affrontate nei lungometraggi Disney.

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