Il livello d’istruzione e formazione del nostro Paese peggiora. Nessun passo in avanti ma solo indietro. Dopo un lieve miglioramento dei risultati delle performance dei nostri studenti nel 2022, si torna ai livelli del 2019. In italiano e matematica non si salva nessuno: i peggioramenti (a differenza di altri anni) ora si vedono anche alla primaria. Tiene solo l’inglese. E dopo cinque anni (2018-2023) dal diploma di scuola media il 10,8% dei ragazzi ha subito un ritardo perché è stato bocciato e il 10,4% è disperso (stiamo parlando di 57.419 studenti su 553.626 licenziati in terza media). La fotografia arriva dall’Invalsi che stamattina ha presentato in Parlamento i dati delle prove somministrate quest’anno (costo dell’operazione 4,9 milioni di euro) alla presenza del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Nemmeno il presidente Roberto Ricci, durante la conferenza stampa con i giornalisti, è riuscito a vedere il bicchiere mezzo pieno: ha parlato di “una situazione di emergenza”, si è detto “preoccupato” e ha invocato “soluzioni” che devono arrivare dal Governo, visto che l’Invalsi – come ricorda ogni anno il suo numero uno – è solo “l’Istat della scuola”.
Il quadro che ne esce non è roseo proprio a partire dalla scuola elementare dove i test vengono eseguiti ancora portando i plichi di carta (2.600.000 prove) in ogni plesso. In italiano (tre punti percentuali in meno) e matematica (sei punti percentuali in meno) già in seconda primaria si registra un calo rispetto al 2021 e al 2019. A dieci anni emerge invece, una costante che resta per tutti i gradi di scuola superiore: i divari territoriali aumentano. I bambini del Nord e del Centro hanno percentuali nettamente differenti, a favore dei primi, sia in italiano e matematica.
Non va meglio alla secondaria di primo grado: se in italiano c’è un lieve incremento in positivo in matematica gli studenti che non raggiungono il livello 3 (il minimo) nel 2023 sono il 44%; un numero uguale allo scorso anno, al 2021 e peggiorato di quattro punti percentuali rispetto al 2019. Positivo il riscontro sull’inglese alle medie dove nel reading si passa dal 77% del 2019 di coloro che avevano raggiunto il traguardo prescritto all’80% di oggi. Alla secondaria di secondo grado, l’Invalsi, è un requisito di ammissione alla maturità. Le prove in seconda, erano state introdotte negli anni scolastici 2018-2019 ma sospese causa Covid nel 2020 e 2021 mentre in quinta erano sbarcate nel 2019, sospese nel 2020 e riprese nel 2021. Anche in questo caso c’è poco da cantar vittoria. In seconda, in italiano, gli esiti sono in calo: dal 70% del 2019 di coloro che avevano raggiunto l’ambito L3 siamo passati al 66% dello scorso anno e quest’anno siamo sprofondati al 63%.
Migliora leggermente il dato in matematica dove si passa dal 54% del 2022 al 55% del 2023. Chi è arrivato alla maturità, invece, non ha certo brillato. A detta dell’Invalsi solo il 51% ha fatto l’esame con un livello sufficiente in italiano mantenendo una costante rispetto a due anni precedenti. Così in matematica dove si è persino peggiorati rispetto alla performance del 2019 (61%) contro il 50% del 2023. In inglese, nonostante sia l’unica isola felice, è chiaro il divario territoriale: nel reading nel Nord Est si arriva al 60% di coloro che raggiungono il livello B2 (stabilito per tecnici e liceali come base) e B1+ per i professionali mentre al Sud il dato cala al 50% fino ad arrivare al 30% per quanto riguarda l’ “ascolto”. Un ultimo aspetto, quello della dispersione implicita ovvero tutti i giovani che la terminano senza avere le competenze di base attese. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7%, per salire al 9,8% nel 2021, forse anche a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si è osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (-0,1 punti percentuali) sia a livello regionale ma nel 2023 si è confermato un più rilevante calo che si attesta all’8,7% (-1 punto percentuale rispetto al 2022).
Valditara d’altro canto stamattina ha preso atto dei dati ammettendo: “Paradossalmente già alla primaria si evidenzia la divisione. E’ moralmente inaccettabile. La rilevazione fotografa la spaccatura del Paese: noi abbiamo il dovere di ricomporre l’unità. Insistere sulla matematica è fondamentale così anche sull’inglese”. Tra le cause di queste differenze tra Settentrione e Meridione l’inquilino di viale Trastevere ha evidenziato la dispersione scolastica dando un dato: “La percentuale di assenze nelle scuole del Sud è di 15 giorni in più rispetto agli studenti del Nord”. Un intervento quello del leghista che ha preannunciato un progetto su 240 scuole del Sud ove “saranno mandati quattro cinque insegnanti in più per plesso e garantito il tempo pieno”. Ma c’è di più. Valditara ha pensato anche al ponte sullo Stretto: “Ci sarà bisogno di tecnici: dobbiamo realizzare scuole che serviranno a questo fine”.