“Bombe a grappolo? Se facessi parte della leadership ucraina, ci penserei prima di usarle perché il problema drammatico è quello che rimane sul terreno. La bonifica nella fase di ricostruzione dell’Ucraina diventerebbe difficilissima, ci vogliono anche 20 anni per farla. E la ricostruzione spetta proprio alla leadership ucraina, quindi avere meno impedimenti strutturali sarebbe un vantaggio anche per loro”. Così, a L’aria che tira (La7), l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti esprime le sue perplessità sull’uso delle cluster bomb per rafforzare la controffensiva ucraina e per bucare le trincee russe.
Minniti ricorda che nella Nato alcuni paesi, come l’Italia, hanno aderito alla convenzione internazionale che mette al bando le bombe a grappolo, altri paesi no. E plaude alla posizione del governo Meloni, che ha ribadito la sua adesione alla convenzione.
Dello stesso avviso è il giornalista del Manifesto Alberto Negri: “Gli ucraini devono pensarci bene prima di usare le bombe a grappolo, perché il dopo è la cosa più terribile dei conflitti e, come io stesso ho visto in Afghanistan, in Siria, in Iraq, le bonifiche durano anche decenni. Rischiamo di desertificare questa parte dell’Europa centrale. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato? Sicuramente la Nato è entrata nell’Ucraina – spiega – In questi 500 giorni e passa di guerra, i paesi della Nato hanno stanziato 160 miliardi di dollari di aiuti militari. L’esercito ucraino in realtà è già un esercito dell’Alleanza Atlantica per armi, per strutture e soprattutto per motivazioni. Quindi, in un certo senso, l’Ucraina è già dentro la Nato“.
E conclude amaramente: “Poi vedremo come finirà questo conflitto. Non facciamoci illusioni: questa guerra può terminare al massimo con un cessate il fuoco. Ma la pace per quelle popolazioni forse non arriverà in questa generazione“.