Il 6 luglio 2023, presso la Fondazione Città della Scienza a Bagnoli, si è svolto il Forum Laboratorio Sanità 20/30. L’obiettivo principale di questo evento è stato quello di promuovere un confronto tra il mondo della sanità, quello della ricerca e le competenze tecnologiche. L’aula magna sala Newton ha ospitato la discussione principale con alcune importanti relazioni magistrali, tra le quali quella del direttore generale dell’Agenas. Fa certamente piacere che il veneto Domenico Mantoan riconosca, sulla base dei monitoraggi Agenas, un eccezionale sforzo di efficientamento del Ssn campano, specie negli ultimi due anni durante e subito dopo l’epidemia da Covid-19.

Nella sua main lecture Mantoan ha dichiarato che è stato un gravissimo e ormai ultraventennale errore, mai corretto sinora, quello di ripartire il fondo del Ssn a livello nazionale correggendolo per età, determinando così da ormai oltre vent’anni una grave diseguaglianza tra le regioni, come la Campania, dove i cittadini residenti sono da sempre i più giovani ma, purtroppo, anche i più colpiti da patologie cronico degenerative in età precoce.

Mantoan ha riferito di una simulazione effettuata dove per compensare questo squilibrio si pensava di spostare l’asticella dei più anziani dai 65 anni attuali ai più realistici 75 anni, ma la simulazione effettuata ha dimostrato che gli attuali circa 250 milioni in meno incassati dalla Campania salivano a circa, e oltre, 300 milioni in meno. A livello nazionale la speranza di vita alla nascita nel 2022 è infatti calcolata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne. La Campania, con valori della speranza di vita di 78,8 anni per gli uomini e di 83,1 per le donne, resta la regione dove si vive meno a lungo. Ci ammaliamo prima di tutti e non riceviamo fondi aggiuntivi per questo. Morendo prima di tutti, non aggiungeremmo ma perderemmo altri fondi.

Aggiungendo ai 250 milioni in meno di ripartizione scorretta i circa 250 milioni all’anno che perdiamo per i “viaggi della speranza al nord” si raggiunge quindi la ragguardevole cifra di non meno di 500 milioni che la Campania perde ogni anno dal proprio fondo di finanziamento del Ssn.

Proposta immediata di Mantoan è stata, quindi, quella non solo di rivedere completamente la presenza di questa poco solidale e poco scientifica ripartizione corretta per età (che laddove non viene applicata, come in Spagna, non crea di fatto nessuna significata disparità nella efficienza e nella efficacia del sistema complessivo), ma anche quella di aggiungere un immediato miliardo di euro di finanziamento del fondo esclusivamente destinato al riequilibrio dei fondi per tutte le regioni meridionali.

Come non ricordare che mentre il veneto Mantoan dice questo a Napoli, il lombardo Calderoli in Parlamento accelera l’iter per aggiungere pure l’autonomia differenziata a questa stortura nella ripartizione dei fondi?

Come medico napoletano ammalato di cancro nel 2018 e protagonista suo malgrado di una drammatica querelle mediatica, non ho potuto non avere un fremito per la conferma della validità delle mie scelte di cura personali quando il veneto Padoan ha ribadito che la Campania nel 2018 era la regione d’Italia a peggiore numero di infermieri in organico. Il monitoraggio esiti Agenas in oncologia vede ancora nel 2022 il veneto ospedale di Peschiera del Garda al terzo posto in Italia nella classifica degli ospedali migliori per cura ed esiti favorevoli del cancro della prostata, mentre il mio amatissimo Istituto Pascale non entra ancora nei primi dieci neanche nel 2022.

Con lo strumento brutale dei tetti di spesa la regione Campania ha migliorato i propri standard di efficienza del sistema sanitario, ma nella perdurante assenza di valide azioni di prevenzione primaria e senza neanche volere conoscere i costi delle cure, specie in oncologia, non ha purtroppo ancora migliorato i propri parametri di efficacia, sia nel fare ammalare meno cittadini, sia nel rispondere al meglio ai loro bisogni di assistenza una volta ammalati, specialmente sul cancro.

Ricordo che la regione Campania da sola rappresenta ben il 30% di tutti i cittadini residenti in zone inquinate, come censito da Iss nel suo Progetto sentieri (oltre 1,8 milioni di cittadini soltanto tra Napoli e Caserta, la Terra dei Fuochi). Ciò significa avere un numero troppo elevato e troppo giovane di cittadini che si ammalano presto anche di cancro e che hanno bisogno di cure, sempre più costose, ma i cui costi non vengono neanche adeguatamente monitorati.

I dati appena pubblicati dall’Agenzia europea dell’Ambiente ci dicono ufficialmente che nel 2020, per la sola provincia di Napoli, si registrano 2368 morti premature/anno per pm 2.5 che, sommate alle 1289 morti premature per ossidi di azoto, raggiungono 3657 morti premature/anno. Tra pm 2.5 e ossidi di azoto i cittadini napoletani che muoiono ogni giorno in modo prematuro ed evitabile sono quindi non meno di dieci.

Non lo evitiamo e i pazienti aumentano, con costi di cure sempre più eccezionalmente elevati. Per il recupero dei farmaci oncologici ad altissimo (e non conosciuto) costo, come riferito dallo stesso presidente De Luca, in Campania i pazienti fanno ogni mese file di chilometri. Non posso negare di avere provato un brivido freddo lungo la schiena quando il presidente pro tempore Agenas Coscioni, nel preannunciare per novembre 2023 l’apertura del portale di Intelligenza artificiale per la Salute, ha preannunciato anche il primo utilizzo dell’intelligenza artificiale quale supporto diretto per il primo approccio alle cure dei pazienti cronici domiciliari.

Dal computer Al di 2001: Odissea nello spazio, quando staremo male in Campania a partire dal 2024 noi ammalati oncologici chiameremo per aiuto direttamente solo il computer “Vic”, magari con la voce suadente, incazzata e imperiosa di Vincenzo De Luca?

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