L’interesse intorno alla Formula 1, almeno in Italia, sta scemando sempre più. Certamente non aiutano i risultati della Ferrari degli ultimi anni, è vero. Dal 2007 che la Scuderia di Maranello non vince un mondiale piloti ma è anche vero che negli anni 90 quando la rossa ugualmente non otteneva grandi risultati – il mondiale piloti mancava dal lontano 1979 – l’interesse intorno al Circus, nel nostro paese, non mancava.
A vincere in quegli anni erano la Williams e la McLaren, mentre la Ferrari era solo una comprimaria se non una comparsa, per anni non vinse un solo Gran Premio, eppure, anche se vincevano gli altri e dominando, in TV e sui giornali la Formula 1 risuonava fortissimo. Anche i meno appassionati conoscevano le gesta di Senna e Prost, di Piquet e Mansell e amavano Alboreto anche se con il 27 rosso non centrò mai risultati di rilievo.
Si parla tanto dello psicodramma Ferrari degli ultimi Gran Premi ma sarebbe molto più giusto, ed opportuno, parlare dello psicodramma dei giornali, delle tv dei media in genere, che cercano con titoli ad effetto di avvicinare il pubblico, di destare un certo interesse intorno alla nazionale a quattroruote di colore rosso. Basta un bagliore, un lampo di luce, una prestazione già minimamente interessante della Ferrari che arrivano titoli roboanti, articoli pomposi, urli in telecronaca nella speranza che il pubblico si riavvicini.
La speranza che si torni ad acquistare giornali specializzati, a cliccare sui troppi siti che parlano di Formula 1 o ad acquistare pacchetti di abbonamento pay per view. Purtroppo, non funziona così! Il continuo gridare “al lupo al lupo” fa più danni che altro. Il pubblico si sente anche preso in giro, magari ci cade le prime volte ma poi smette di seguire i richiami delle solite “sirene”, i soliti urli in tv, i soliti titoloni da “Stampa Igienica”.
Probabilmente servirebbero giudizi più equilibrati, più obiettivi. Il pubblico della Formula 1 è esigente, preparato, competente e riconosce chi tenta di “titolare” o decantare prestazioni inesistenti al solo fine di creare attesa, illusioni e false speranze. Se la Formula 1 è in crisi, in Italia, non è solo responsabilità di una Ferrari che non vince ma di chi non sa raccontare in tv o sulla carta lo spettacolo della Formula 1.
D’altronde capisco che chi occupa certe posizioni di prestigio nella cronaca sportiva, certamente non si farà mai un’autocritica in questo senso, non dirà mai che se il pubblico si allontana magari la responsabilità è anche la sua. C’è però una speranza, quella che a forza di far allontanare il pubblico dalla Formula 1, ad un certo punto, si sentano loro gli emarginati e gli allontanati e magari qualcuno interverrà dicendo: adesso basta!