L’aspartame è uno dei più diffusi dolcificanti in commercio. È presente in numerosi prodotti, dalle bevande ai cibi industriali, dalle gomme da masticare fino ad alcuni farmaci. Agli inizi degli anni Ottanta, una prima valutazione sulla sostanza ne aveva confermato la sicurezza definendo la dose massima a 40 mg al giorno per chilo di peso corporeo. Anni dopo, nel 2006, furono pubblicati gli studi del dottor Morando Soffritti, dell’istituto Ramazzini di Bologna: “Uno studio condotto sui roditori cui era stato somministrato aspartame in dosi compatibili con il consumo umano”, ci racconta il dottor Franco Berrino, epidemiologo che ha studiato per anni la relazione tra cibo e rischio tumorale. “I risultati mostravano che questo consumo provocava vari tipi di tumore”, prosegue Berrino. “In base a quei dati l’Efsa, l’Ente europeo di controllo alimentare che ha sede a Parma, costituì un gruppo di lavoro che prese in esame gli studi di Soffritti arrivando però alla conclusione che quei risultati non erano validi”. Molto più recentemente, è uscita la ricerca francese Nutrinet-Santé, ideata da Serge Hercberg per analizzare ogni aspetto dell’alimentazione delle persone, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS Medicine e su BMJ, nel 2022. Il gruppo di ricercatori del French National Institute for Health and Medical Research e della università Sorbona hanno analizzato i dati di oltre 100mila persone seguite per dodici anni. Dalle loro analisi è emerso che chi prendeva dolcificanti aveva un rischio più elevato di cancro del 13%: in particolare, per quanto riguarda l’aspartame, il rischio era del 15% in più.
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