Mentre l’inchiesta per violenza sessuale che coinvolge il figlio di Ignazio La Russa rischia di piombare negli uffici di Palazzo Madama, lo staff del presidente del Senato attacca i media accusati di aver “passato il segno” e denuncia “speculazioni politiche” anche da parte del movimento femminista Non una di meno che nella notte ha affisso dei manifesti sotto lo studio legale della famiglia e i locali di proprietà. La procura di Milano sta valutando un’eventuale richiesta alla Giunta per l’autorizzazione a procedere del Senato per poter sequestrare il cellulare di Leonardo Apache La Russa, la cui scheda sim è intestata al padre, presidente del Senato. Da quanto si è appreso, la necessità di effettuare accertamenti sul telefono del 21enne, indagato dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Rosaria Stagnaro per violenza sessuale in seguito alla denuncia di una sua ex compagna di scuola, non è immediata.

Inoltre, prima di rivolgersi al Parlamento, inquirenti e investigatori intendono lasciare la possibilità al giovane di consegnare autonomamente il suo smartphone. Una mossa che potrebbe avvenire solo se il presidente del Senato rinunciasse implicitamente alle proprie prerogative. Il cellulare è infatti intestato a lui personalmente non alla presidenza. Giovedì Il Fatto Quotidiano ha chiesto a Ignazio La Russa se pensa di consegnare spontaneamente il telefono del figlio: domanda rimasta senza risposta. Solo venerdì, nel primo pomeriggio, l’avvocato Adriano Bazzoni, legale di Leonardo Apache, ne ha parlato: “È un tema che non ho attenzionato e non abbiamo affrontato assieme anche perché stiamo aspettando rispettosamente l’esito delle indagini. Sinceramente non so se la scheda sim sia intestata al Presidente del Senato”, ha detto a LaPresse.

Intanto lo staff di La Russa ha diffuso una nota di fuoco nel quale si accusano i media di “aver passato il segno” e si attacca anche il movimento Non una di meno nonché le “speculazioni politiche” sulla vicenda. “Più volte sono state pubblicate su quotidiani, giornali on line e sui social, le foto di un altro figlio del presidente, col nome del fratello, nonché ricostruzioni artefatte a fini suggestivi della vita giovanile dei fratelli La Russa”, si legge nella nota. Ricostruzioni che riguardano – viene sottolineato – “la vita giovanile dei fratelli La Russa e dello stesso Leonardo (definito “trapper” per avere messo in rete solo nell’anno 2019, due canzoni col testo non suo, mentre è ormai al terzo anno di università). Non sono financo mancati talk-show televisivi con esponenti privi di ogni conoscenza dei fatti ma forti delle loro convinzioni ideologiche, nonché offese ai” La Russa “che, di converso, si sono da sempre distinti per riconosciuta onorabilità, onestà e dirittura morale non solo con Ignazio, ma nei 50 anni continuativi di presenza dei La Russa in Parlamento”.

Quindi lo staff parla di condotta “non più tollerabile” di chi “si sostituisce ai pm con pretese di indagine e richieste istruttorie” e “travalica ogni rispetto l’operato di associazioni di sinistra che affiggono manifesti e preannunciano flash-mob politici e diffamatori”. Quindi, si legge ancora nella notte, “ci si augura che termini ogni speculazione politica della vicenda” in attesa del lavoro della magistratura. E ha quindi annunciato che procedere alle querele dopo la nomina dell’avvocato Vinicio Nardo che “sta raccogliendo tutti gli elementi che da giorni esulano dal normale esercizio del diritto di cronaca e di critica con riguardo alla famiglia La Russa”.

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