Un 61enne addetto alle pulizie si è accasciato ed è morto mentre lavorava nel magazzino del consorzio agricolo di Legnaia, a Firenze, intorno alle 15.30 di mercoledì 12 luglio. Dai primi riscontri sembra che per Stefano Olmastroni, questo il nome della vittima, sia stato fatale il livello di caldo e di afa all’interno del capannone: i medici dell‘ospedale di Careggi dove è stato trasportato gli hanno riscontrato una temperatura corporea di 43°C.
Nonostante i rapidi soccorsi del 118, allertati dal collega che lavorava con lui in quel momento, il cuore del 61enne non avrebbe retto al caldo asfissiante, anche se le indagini medico-legali dovranno ora far chiarezza sulla relazione tra eventuali patologie pregresse, le temperature elevate e il decesso. La procura di Firenze ha aperto un’indagine e disposto l’autopsia coordinando, insieme all’Asl di competenza, ulteriori accertamenti per capire quali fossero esattamente le condizioni del luogo di lavoro della vittima, in una città, Firenze, dove il caldo da bollino rosso ha fatto toccare i 39°C percepiti.
I tecnici dell’Unità funzionale prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro (Pisll) si sono recati sul posto per sentire alcuni testimoni e raccogliere elementi ai fini delle indagini. Dolore e incredulità dalla Casa del popolo di Ponte a Greve, circolo dove Olmastroni, prima di iniziare il turno pomeridiano, spesso si intratteneva con alcun amici, i quali, riporta La Nazione, avrebbero sentito Stefano lamentarsi proprio quel giorno, prima di recarsi a lavoro: “Oggi non mi sento un granché bene – ha detto parlando al bar del circolo – forse sarà il caldo…”. Qualcuno gli ha consigliato di avvertire i datori di lavoro e tornare a casa, ma, ha risposto l’uomo, il giorno seguente sarebbe stato il suo giorno libero e avrebbe potuto riposare. La società agricola di Legnaia, così come la società Labor Services di cui era dipendente, hanno espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, parlando di una “tragedia inaspettata per l’azienda”.