Scuola

Rinnovato il contratto della pubblica istruzione: tutte le novità, dalle retribuzioni ai precari. Uil non firma: “Accordo inaccettabile”

La firma sul contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca 2019/21, alla fine è arrivata dopo tre giorni di trattative tra l’Aran e le organizzazioni sindacali ma è stata sudata. Il Governo è riuscito a conquistare la sigla di Flc Cgil, Cisl Scuola, Gilda ma non della Uil che non ne vuol sapere di far passare il messaggio che sono stati portati a casa aumenti fino a 190 euro come sbandiera il ministero di viale Trastevere. Il segretario nazionale Giuseppe D’Aprile che non ha sottoscritto l’accordo tuona: “Va detta la verità ai lavoratori. La parte economica è stata assegnata per il 96% delle risorse totali nel mese di dicembre. Ciò che è arrivato ora è una miseria”.

A conti fatti gli importi di cui parla il ministero nel suo comunicato ufficiale vanno scorporati da quanto già percepito con l’accordo di sette mesi fa. Un esempio: ai docenti andranno solo 26 euro in più al mese grazie alla firma di oggi che si aggiungono ai 98 euro medi già in busta paga. Numeri che nemmeno Gilda e Cisl contestano. Una novità importante e pratica, tuttavia, c’è: anche i precari – come coloro che sono a tempo indeterminato – ora avranno diritto tre giorni remunerati di permesso per motivi personali o familiari.

Ma vediamo punto per punto le novità che ci saranno con il nuovo contratto.

La prima, motivo di scontro tra i sindacati, riguarda proprio la remunerazione di tutto il personale della scuola. Il ministro dell’Istruzione e del Merito in queste ore ha spiegato: “Si sono concretizzati gli impegni dell’accordo politico di novembre, riconoscendo un ulteriore incremento stabile della retribuzione che porta a un valore rideterminato complessivo che va da 194,80 euro a 304,30 euro al mese e un ulteriore incremento del compenso individuale accessorio che porta a un valore rideterminato complessivo che va da 79,40 euro a 87,50 euro. A ciò si aggiunge anche un incremento del 10% delle retribuzioni delle ore aggiuntive per i docenti”.

Secondo Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil stiamo parlando di “un aumento stipendiale medio tra i diversi settori che oscilla tra il 5% e il 7%”. Un punto – come già detto sopra che ha fatto sobbalzare sulla sedia D’Aprile: “I contratti nazionali di lavoro si sottoscrivono perché sono migliorativi rispetto al testo precedente e non è questo il caso”. E la Uil al “Fatto Quotidiano.it” illustra con precisione gli aumenti: “Per gli Ata 20 euro in più medi lordo stato che si aggiungono ai 98 già percepiti in busta paga. Per i Dsga, invece, sessanta euro lordo stato. Più una tantum di 63,84 euro medi lordo stato per maestri e professori e 44,11 per collaboratori scolastici e impiegati”.

La seconda novità, riguarda i precari che saranno più tutelati. Chi è di ruolo, infatti, può chiedere al dirigente tre giorni di permesso retribuiti per motivi personali e famigliari che vengono concessi, in genere, dal preside. Fino ad oggi chi aveva un contratto che scadeva a giugno o agosto poteva stare a casa tre giorni ma senza la retribuzione. Ora il diritto sarà uguale per tutti.

Altro punto: la mobilità. Per i docenti e i Dsga neo assunti ci saranno delle deroghe per caregiver e genitorialità. In sostanza il contratto integrativo nazionale sulla mobilità individuerà le modalità per superare il blocco triennale dei trasferimenti e sarà consentito ai docenti e ai Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi) neo assunti la possibilità di chiedere l’assegnazione provvisoria. Una vittoria per Cisl, Cgil e Gilda ma non per la Uil.

Questione formazione: ora sarà ricompresa nel monte ore annuale (40 +40 ore).

Sul personale Ata, altro scontro tra Governo e Uil. Il ministero parla di un nuovo ordinamento dei profili professionali che consentirà di valorizzare il personale Ata e le figure apicali dei direttori dei servizi generali e amministrativi attraverso una nuova area di funzionari ai quali sarà possibile attribuire un incarico triennale di “elevata qualificazione professionale” (con un incremento della retribuzione pari a 60 euro mensili). Ma D’Aprile contesta: “Nell’impianto normativo del contratto vengono implementate ulteriormente le mansioni di tutto il personale Ata; una inaccettabile ulteriore attribuzione di ruoli per cui i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e i Dsga, già oberati di incombenze a volte estranee alle loro mansioni, saranno soggetti ad ogni tipo di lavoro con riferimenti generici alla formazione senza che essa venga imputata a carico dell’amministrazione”. A detta della Uil risulta precarizzata la figura dell’ex DSGA e degli ex assistenti amministrativi facenti funzione con l’attribuzione di incarichi triennali che “abbiamo fortemente contestato per il personale docente nella Legge 107/15. Nonostante il Mef abbia autorizzato di bandire i concorsi ordinari”.

Infine una novità molto “pragmatica” ma rilevanti per i docenti: la possibilità di effettuare riunioni a distanza se non deliberative, comprese le ore di programmazione della primaria;

“Un grande lavoro di negoziazione, equilibrio e coerenza – dice la segretaria nazionale Cisl Scuola Ivana Barbacci in un suo tweet – per rispondere alle aspettative di tutto il personale della Scuola, dell’Università e della Ricerca. Lavorare per la firma di un Ccnl che riguarda più di un milione di persone è compito difficile e di alta responsabilità, la Cisl ha sempre avuto come obiettivo il risultato”.