A due settimane dal rogo del Corano sarà ora una Bibbia ad essere data alle fiamme, ancora a Stoccolma, stavolta davanti all‘ambasciata israeliana e proprio nel giorno sacro del riposo ebraico, il sabato. Per ora non sono molti i dettagli relativi al rogo che avverrà domani, 15 luglio, se non che la richiesta è stata presentata da un trentenne come atto simbolico “per la libertà di parola” e che la polizia di Stoccolma ha concesso l’autorizzazione. Non è chiaro se ad essere bruciata sarà una Bibbia o la Torah ebraica, ma l’annuncio del gesto ha scatenato polemiche da incidente diplomatico, con il rabbino capo israeliano David Lau che ha scritto al premier svedese Ulf Krtistersson chiedendo ufficialmente di impedire la profanazione. “Un atto di puro odio” – ha dichiarato il capo di Stato Isaac Herzog al Times of Israel – “Condanno totalmente il permesso concesso dalla Svezia a bruciare libri sacri. Come presidente dello stato d’Israele, condanno il rogo del Corano, sacro ai musulmani di tutto il mondo, e ora sono rattristato dal fatto che lo stesso destino attenda una Bibbia ebraica, l’eterno libro del popolo ebraico”. Parole di condanna anche dal presidente Netanyahu, che su Twitter parla di “Una decisione vergognosa”.
Il ministro degli interni Moshe Arbel appartenente al partito ultraortodosso Shas ha inviato una lettera all’ambasciatore svedese in Israele Erik Ullenhag in cui ricorda l’ammonimento di Heinrich Heine. “Laddove si bruciano i libri si bruceranno anche persone”, parole poi concretizzatesi – ha voluto sottolineare il ministro – “negli anni a seguire” della Shoah. Parole indignate anche dal parlamentare arabo israeliano Ahmed Tibi, che dopo aver condannato gesti simili nei confronti dei “testi sacri di qualsiasi religione” ha dichiarato di trovare sollievo almeno nel fatto che in Svezia “religiosi ebrei e musulmani lottano fianco a fianco per impedire il rogo di una Bibbia”.