A pensar male… Già, forse è una delle frasi più celebri di Andreotti, e nel caso dell’estate del 1983 c’è poco da pensar male: l’interessamento del “Divo” nell’affaire Falcao è un fatto. Sì, perché il colpo dell’estate di 40 anni fa era praticamente definito: Falcao all’Inter, dopo lo scudetto della Roma. La firma sul contratto c’è e il calciatore dal Brasile parla già da ex, ma il presidente del club nerazzurro Fraizzoli, gentiluomo, avvisa il collega giallorosso Viola e parte il tam tam. Il culmine è il tavolo di Andreotti, che anche in considerazione degli affari di Friazzoli con alcuni ministeri, fa saltare l’affare. E allora l’Inter, con un pugno di mosche in mano, deve cambiare obiettivo: in quegli anni c’è un altro splendido centrocampista in Europa, ed è Ludo Coeck. Belga, gioca in un Anderlecht che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 è tra le squadre più forti d’Europa mettendo nel palmares 2 Coppe delle Coppe, 2 Supercoppe Europee e una Coppa Uefa, e ha un mancino al fulmicotone che spesso gli consente di bucare gli avversari dalla lunga distanza.

Ai mondiali del 1982 si era fatto notare con un gol stupendo contro El Salvador, naturalmente un sinistro dalla distanza, e per aver praticamente annullato Maradona. E’ in trattativa col Milan neopromosso di Giussy Farina, ma dopo aver dovuto rinunciare a Falcao per troppo garbo, Friazzoli non è più in vena di cortesie e si fionda sul belga sborsando due miliardi di lire. Coeck sa che la vetrina della Serie A, per giunta a Milano, è importantissima avendo 28 anni: d’altronde è un giocatore molto intelligente, conosce già cinque lingue e prima di arrivare in Lombardia comincia con le lezioni di italiano. Tuttavia per Ludo la stagione si apre sotto una cattiva stella: nel precampionato si infortuna in un amichevole contro il Livorno, nulla di serio, ma deve restare fermo qualche settimana in una fase cruciale. Rientra per la Coppa Italia e nelle quattro gare che precedono il campionato offre ai tifosi nerazzurri un saggio delle sue caratteristiche: intelligenza tattica, equilibrio, capacità di coniugare fase offensiva e fase difensiva in una stagione complicata per l’Inter. Ma anche contro il Parma, nell’ultima gara di Coppa Italia si fa male, rimediando una distorsione alla caviglia. Gioca da titolare le prime gare di campionato, che per l’Inter sono pessime, ma è in condizioni precarie, e a ottobre contro l’Udinese arriva il terzo infortunio dall’inizio della stagione, con una botta al costato.

Non basta: viene convocato dal Belgio per una gara di qualificazione agli Europei e si rompe la caviglia. La stagione di Ludo risulterà fortemente compromessa da quell’infortunio: tant’è che rientrerà solo per il finale di campionato. A quel punto i nerazzurri non vogliono togliergli fiducia, ma quantomeno capire se fisicamente può reggere una stagione da titolare e per questo lo girano in prestito all’Ascoli. I tifosi bianconeri, dal palato fine, accolgono quel calciatore che sia con la maglia della nazionale che con quella dell’Anderlecht si era dimostrato un fuoriclasse con calore ed entusiasmo e lo accompagnano fino in sede praticamente in corteo. Ma già durante il precampionato i dolori tornano a farsi sentire: i medici ascolani ipotizzano addirittura una malformazione all’anca, e Coeck viene rispedito all’Inter. Ludo, che intanto deve fare i conti anche con problemi familiari, con la fine del suo matrimonio, non molla. Si cura, praticamente da solo, e di fronte alle porte chiuse in nerazzurro e praticamente dopo oltre un anno di inattività si adatta a ripartire dal Molenbeek per tornare in campo e conquistare l’ultimo obiettivo della sua sfortunata carriera, giocare i mondiali del 1986 con la nazionale del Belgio. Di questo obiettivo e del calvario passato tra infortuni, sei operazioni, il divorzio e successiva ripartenza va a parlare in un programma per la tv belga: al termine rientrando in casa resterà coinvolto in un terribile incidente stradale, scontrandosi con un camion. Dopo due giorni Ludo si arrende: muore il 9 settembre del 1985 nella clinica di Edegem.

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