Sport

Wimbledon ha riconsegnato al tennis italiano le migliori versioni di Berrettini e Sinner

Un rovescio stoppato dal nastro dopo aver sfiorato l’idea di allungare la sfida al quarto set. È finito così il sogno di Jannik Sinner a Wimbledon. Il 6-3 6-4 7-6 a favore di Novak Djokovic – nona finale a Wimbledon e 35esima a livello Slam in carriera (nessuno tra maschi e femmine ha mai fatto meglio) – può sembrare un risultato netto ma racchiude una prestazione di ottimo livello da parte dell’altoatesino, su cui pesano anche i due set-point non sfruttati nel terzo set. La sconfitta di Sinner chiude l’avventura londinese degli italiani, ma potrebbe essere l’inizio di una seconda parte di stagione piena di soddisfazioni. Questa edizione di Wimbledon infatti ha riconsegnato al tennis italiano le migliori versioni di Matteo Berrettini e Jannik Sinner, reduci da mesi difficili, tra problemi fisici e critiche varie (tra le quali quelle pesanti a Berrettini per la sua relazione con Melissa Satta).

Matteo Berrettini – Dalle lacrime di delusione all’estasi nel giro di 20 giorni. È stato il viaggio che ha intrapreso Berrettini tra Stoccarda e Londra. Dalla sconfitta al primo turno contro Lorenzo Sonego 6-1 6-2 alla vittoria in tre set contro Alexander Zverev nel terzo turno dei Championships. Un successo, quest’ultimo, che ha certificato il pieno recupero fisico e psicologico del romano. Una condizione che non si vedeva da almeno un anno, dalla vittoria nel 500 del Queen’s nel 2022. E poco male se poi è arrivata la sconfitta agli ottavi di finale contro Carlos Alcaraz. Matteo Berrettini è tornato e la sua risalita sembra essere solo agli inizi. A dargli un’ulteriore mano poi arriverà anche il veloce cemento nordamericano tra poche settimane. Questi 180 punti incamerati fanno già intravedere il ritorno nella top 30 (attualmente Berrettini è numero 32 del mondo).

Jannik Sinner – La prima semifinale Slam in carriera a Wimbledon equivale a una risposta importante per Jannik Sinner. Rispetto a Berrettini, l’altoatesino ha vissuto una prima metà di stagione a due facce: entusiasmante fino a metà aprile (1 titolo a Montpellier e una finale 1000 a Miami) e deludente fino a Wimbledon (con l’eliminazione al secondo turno del Roland Garros come punto più basso). Aver rotto il tabù quarti di finale Slam al quinto tentativo – sfruttando pienamente un tabellone più che abbordabile – rappresenta un’iniezione di grandissima fiducia per il prosieguo della stagione. Il sintomo di una crescita passata sopra le critiche ricevute nelle settimane scorse, e che non tengono conto che il tennis è da sempre uno sport che vive tendenzialmente di alti e bassi. Insomma, la regolarità straordinaria a cui ci hanno abituato i Big Three – e che ci aspetteremmo anche dai Sinner, Musetti, Tsitsipas o Rune – altro non è che un’eccezione. Settecentoventi punti che avvicinano Sinner alle Atp Finals di Torino (primo obiettivo dichiarato della stagione) e lo pongono come uno degli uomini sotto osservazione per i prossimi Us Open, al via tra un mese e mezzo.

Lorenzo Musetti – Ma non ci sono state soltanto le prestazioni di Berrettini e Sinner a rinfrancare il tennis italiano. Ai Championships grandi sensazioni le ha trasmesse anche Lorenzo Musetti. Eliminato al terzo turno dal polacco Hurkacz, il carrarino ha vinto le sue prime partite sull’erba, mettendo in mostra una confidenza notevole su questa superficie e una forma fisica brillante. La top 10 è a meno di 1000 punti. Forse ancora troppi, ma sarebbe sbagliato non farci un pensiero.

Gli Us Open e gli altri Masters 1000 certo, ma c’è anche altro in palio per il tennis italiano da qui alla fine della stagione. C’è la Coppa Davis. E se Berrettini, Musetti e Sinner manterranno il livello messo in mostra sui prati di Londra, l’Italia di Volandri potrebbe togliersi diverse soddisfazioni. D’altronde non manca molto al primo spartiacque. Dal 12 al 17 settembre si svolgerà la fase a gironi. L’Italia è stata inserita con Australia, Spagna e Croazia. Un gruppo complicato ma non impossibile. Il primo step per provare per l’ennesima volta un’impresa che manca dal 1976. Un’impresa che dopo questo Wimbledon pare un po’ meno lontana.