A maggio era stata la presidente del Consiglio a scatenare le polemiche con quel suo parallelismo con l‘estorsione mafiosa. Partecipando alla conclusione della campagna elettorale a Catania, Giorgia Meloni aveva sostenuto che la lotta “si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato“. La valanga di critiche aveva travolto la premier. Ma Matteo Salvini non vuole essere da meno. Per il leader della Lega è necessario liberare quei “milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate“. E per farlo, ovviamente, torna il tormentone del governo: serve “una grande e definitiva pace fiscale“. Meno di un mese fa anche il ministro Carlo Nordio aveva attaccato il “sistema fiscale schizofrenico” che costringe “anche l’imprenditore più onesto” a “incappare in violazioni”.
Per il vicepremier Salvini “oltre alla riforma della giustizia” serve quindi una sorta di condono per quelle cartelle esattoriali di chi le tasse non le ha pagate. E arriva anche a ipotizzare una cifra. “Gli evasori totali per me possono andare in galera e buttare la chiave – concede il ministro delle Infrastrutture – ma se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto”, ha concluso Salvini. Sulla “criminalizzazione” delle tasse il governo, pertanto, sembra essere molto coeso.
E anche questa volta le dichiarazioni non passano inosservate e dalle opposizioni si alza un coro unanime di protesta. Citando anche le precedenti frasi di Giorgia Meloni a Catania, Giuseppe Conte sottolinea come queste “non sono affermazioni infelici, occasionalmente sfuggite. Esprimono una visione chiara e si accompagnano alla guerra fatta in Europa per non utilizzare i pos e per aumentare la soglia del contante. Si accompagnano – continua il presidente del Movimento 5 stelle – a oltre una decina di interventi diretti a favorire evasori e corrotti“. “Messaggi devastanti” li definisce Conte, “frutto di una tossica subcultura di governo”. Sono “continue strizzatine d’occhio verso chi, alle spalle dei contribuenti onesti, fa lievitare la torta dell’evasione che ormai ha superato i 100 miliardi. Questo non è solo un governo incapace. È un governo dannoso per il Paese”. “Non potendo mantenere la vecchia promessa di abbassare le tasse, si distingue per il favoreggiamento degli evasori. Alimentando, peraltro, il conflitto sociale tra chi le tasse non può evaderle e chi è incoraggiato a farlo. Questo governo ogni giorno riporta indietro le lancette dell’orologio”, conclude nel suo commento suoi social Giuseppe Conte.
Sulla stessa linea il presidente dei senatori del Partito democratico: “Salvini è un ministro, un uomo di governo, dunque delle istituzioni. Ma evidentemente per questa destra governare vuol dire inneggiare all’evasione, considerare l’Agenzia delle entrate un nemico“, incalza Francesco Boccia. “Anziché premiare e ringraziare gli italiani che pagano le tasse – aggiunge l’esponente Pd – li umiliano, giustificando chi non lo fa e definendo le tasse un pizzo di Stato. Del resto basta guardare la delega fiscale che il governo e la maggioranza stanno votando in Parlamento per capire che si strizza l’occhio a evasori e elusori. La filosofia fiscale della destra è: fate come volete e se non pagate le tasse fate bene, tanto ci sono gli ingenui che pagano per voi“, sottolinea Boccia.
Al coro di critiche si aggiunge anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana: “Nel Paese dei 100 miliardi di evasione ed elusione fiscale è incredibile che i ministri del governo della destra facciano a gara a lisciare il pelo ai furbi e agli arricchiti senza scrupoli”, ribatte Nicola Fratoianni. “Dovrebbero dichiarare una guerra senza quartiere agli evasori – prosegue il parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra – e fare di tutto per recuperare risorse, e invece la guerra la fanno contro coloro che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, e fanno di tutto perché chi vorrebbe uno stipendio almeno dignitoso rimanga in povertà, come intendono fare contro il salario minimo. E quando proponiamo un’imposta patrimoniale sui super ricchi reagiscono, addirittura, con la bava alla bocca. La verità è che questi qui stanno provocando un vero e proprio disastro sociale – conclude Fratoianni – che ipotecherà il futuro del nostro Paese”.
La linea del governo però pare tracciata, nonostante il flop delle rottamazioni del passato. Per fare alcuni esempi la prima rottamazione, varata nel 2016 dal governo Renzi, ha raccolto da 1,4 milioni di persone con debiti per 31,2 miliardi solo 8,3 miliardi contro i 17,7 attesi. La bis del 2017 del governo Gentiloni ha portato in cassa solo 2,8 miliardi sugli 8,5 previsti (a fronte di debiti lordi per 14,1 miliardi). La Rottamazione ter del Conte 1 ha visto rispondere 1,4 milioni per un valore lordo di ben 43,5 miliardi e un introito atteso di 26,3 che si è sgonfiato a soli 8,6 davvero riscossi. Un po’ meglio è andato il saldo e stralcio del 2019: ha recuperato 689 milioni su 1,2 miliardi previsti.