Non si dà pace Maurizio Baiardi, il padre del piccolo di un anno strangolato dalla madre nella mattinata di ieri, 14 luglio, nel breve lasso di tempo in cui era rimasta sola in casa con il bimbo nel proprio appartamento di Voghera, provincia di Pavia. La donna soffriva di una forte depressione post-partum che aveva spinto i medici a consigliare alla famiglia di sorvegliarla costantemente. “Sono morto anch’io. Non potrò mai perdonarmi di essere andato al lavoro, di averla lasciata sola. Non stava bene, ma una simile tragedia era inimmaginabile”, spiega ora il padre, camionista, costretto da una consegna improvvisa ad uscire un po’ prima di casa nel giorno della tragedia – le 7,30 invece che le 8, ora in cui sarebbe arrivata la nonna – “sembrava tutto tranquillo. Elisa si è svegliata e mi ha detto di andare, di non preoccuparmi, di sentirsi meglio”, dice Maurizio. Ma una mezz’ora è stata sufficiente perché accadesse l’inimmaginabile. Poco dopo le 8 è arrivata nonna Angela, che ha immediatamente allertato i soccorsi nel sentire la figlia rivolgersi al citofono sconvolta: “Non apro, è successa una cosa terribile. Vai via”. “Ho ritardato di qualche minuto – spiega ora la donna – per andare a fare la spesa prima del caldo. Elisa era in uno stato di prostrazione tale da non riuscire nemmeno a preparare i pasti: al pranzo pensavo io”.
Da settimane la nonna del piccolo faceva i turni con una zia per non lasciare Elisa – questo il nome della madre – sola con il bimbo in casa, dando il cambio al marito Maurizio quando era al lavoro. Secondo le testimonianze dei familiari e di una vicina, la coppia aveva cercato un figlio per 5 anni, poi “all’improvviso – spiega il padre, Marco – mia figlia ha avuto paura di tutto. Diceva di sentirsi stanca, non voleva più guidare, non voleva più uscire di casa, non sopportava che il bambino piangesse. È stata visitata più volte dei medici, era in cura per la depressione: due settimane fa, quando l’ho vista per l’ultima volta, sembrava in ripresa. Ho sperato che guarisse, invece no: il bambino però non lo doveva toccare, adesso tutto è finito anche per lei”. La donna è ora tenuta sotto controllo costante nel reparto psichiatria del Policlinico San Matteo di Pavia.
Per il sostituto procuratore Paolo Mazza non è ancora stato possibile interrogarla per formalizzare l’arresto e l’imputazione di omicidio volontario; Elisa si trova infatti in stato di chock, è sedata e dopo la confessione si è completamente chiusa nel silenzio. Dopo la maternità aveva cominciato a mostrare i segni di una profonda sofferenza psichica; era tornata a lavorare part-time nello studio di commercialisti in cui era assunta, ma da giugno un peggioramento l’aveva costretta ad entrare in malattia a ad iniziare le cure farmacologiche. “La depressione post-partum è una malattia dell’anima che colpisce il 10-15% circa delle neomamme” – spiega ora Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria forense (Sipf) – caratterizzata da “incapacità di guardare avanti per progettare il futuro, l’assenza di energie, l’umore che crolla e non sa risollevarsi, il senso di impotenza e di solitudine che porta a chiudersi senza riuscire a chiedere aiuto”. “Una sintomatologia – prosegue il professor Zanalda – che si presenta “generalmente più acuta al risveglio, quando si avverte il contrasto tra un altro giorno che inizia e uno stato interiore cristallizzato sulla negatività e sulla convinzione di non poter vivere una nuova giornata”.