Alcuni turisti spagnoli tra i 20 e i 50 anni si sono arrampicati sulla croce dedicata alle undici vittime della tragedia dello scorso 3 luglio 2022 sulla cima di Punta Penia 3.343 metri, una delle più imponenti della Marmolada – e si sono esibiti in esercizi di calisthenics e scatti di selfie. “Ecco che sono arrivate le scimmiette, vanno in cerca delle banane sulla croce”, ha commentato indignato il gestore del vicino rifugio, Carlo Budel. “Mi ha dato veramente fastidio, anche perché era appena passato l’anniversario di un anno dalla tragedia in cui proprio lì sotto, il 3 luglio 2022 hanno perso la vita undici persone. Restassero in Spagna a fare i pagliacci!”, ha sbottato. “È successo tre giorni fa qui, a venti metri dal mio rifugio, e sono rimasto inebetito, senza parole” – racconta – “all’inizio si sono “solo” arrampicati per fare le foto, ma poi hanno anche iniziato a fare gli esercizi, uno si è anche messo a fare gli esercizi e le flessioni a testa in giù, come se la croce fosse una palestra all’aperto”.

“Succede spesso che qualche imbecille si arrampichi per scattare una foto due metri più in alto o per farsi un selfie avventuroso“, ha continuato sul Corriere del Trentino, “una volta ne ho contati sette contemporaneamente abbarbicati alla croce. Ma che si arrivasse a farci ginnastica non mi era mai capitato di vederlo. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, non tutti siamo credenti, ma a cosa serve fare il pagliaccio sulle croci? Gli alpinisti quelli veri, forti, esperti, che ho conosciuto quassù, non si sono mai permessi di fare queste scemate”.

Non si tratta solo della violazione di un simbolo, ma anche, come spiega Budel, di un serio rischio per la sicurezza, dal momento che il basamento della croce è estremamente instabile. “Quasi non esiste più a forza di essere colpito dai fulmini” e “se si sale in tre o in quattro non è detto che regga. Quindi, oltre a esibirsi in un gesto di grande cafonaggine, rischiano anche di mettere in pericolo se stessi e le persone che devono venire a soccorrerli. Prima o poi qualcuno finisce di sotto”. Sbagliato, però, considerare simili atteggiamenti propri solo dei giovani e ricondurre tutto ad una sorta di “maleducazione generazionale”. “Un mio amico mi ha mandato una foto del 1957 per farmi presente che arrampicarsi sulle croci si è sempre fatto”, chiarisce il rifugista di Capanna Punta Penìa, che non per questo si sente di giustificare l’accaduto e, anzi, prosegue nel suo sfogo: “Cosa vuoi dire a quella gente là? Sono dei maleducati. Tant’è che, subito dopo, sono venuti qui al rifugio, hanno occupato tutti i tavoli, hanno tirato fuori i loro panini e le loro cose e non hanno ordinato niente. “Prendete qualcosa?”, ho chiesto. “No, grazie, abbiamo tutto”. Per fortuna non è solo questa la gente che arriva, perché c’è da mettersi le mani nei capelli”.

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