Per il torneo di Wimbledon è storia. Marketa Vondrousova diventa la prima giocatrice non testa di serie a trionfare ai Championships, superando la tunisina Ons Jabeur con il punteggio di 6-4 6-4. Per la 24enne ceca si tratta del secondo titolo in carriera, a cinque anni di distanza. Un epilogo incredibile che consente a Vondrousova di salire fino al decimo posto in classifica, con un salto di ben 32 posizioni (aveva iniziato il torneo al numero 42 del mondo). Per Jabeur invece è una nuova delusione. Partita da favorita, la tunisina fallisce nuovamente l’obiettivo di diventare la prima tennista africana e araba a vincere un titolo del Grande Slam. E chissà ora se avrà un’altra chance in futuro.
Stearns, Kudermetova, Vekic, Bouzkova, Pegula e Svitolina e infine Jabeur. E pensare che prima di questo Wimbledon aveva vinto solo 4 partite sull’erba in carriera. Quello di Vondrousova è stato un cammino assolutamente impronosticabile concluso con una volée in tuffo e l’applauso di un Centre Court che era pronto a festeggiare la prima tennista africana e araba a trionfare sui prati londinesi. E invece Vondrousova si è rivelata più concreta e solida rispetto alla numero 6 del mondo, che ha rivissuto gli stessi incubi di dodici mesi fa. Il fardello di avere sulle spalle le aspettative di un continente intero si è rivelato nuovamente troppo pesante, e così la tunisina, dopo un ottimo inizio, è si spenta lentamente. Vondrousova ne ha approfittato, recuperando un break di svantaggio in entrambi i parziali e piazzando infine gli allunghi decisivi sul 4-4, per poi chiudere senza affanni nel turno di battuta successivo.
Nata a Sokolov il 28 giugno 1999 da una famiglia di sportivi – sua madre Jindriska Anderlova è un’ex giocatrice di volley che ha militato anche nella Serie A ceca – Vondrousova da piccola non aveva intenzione di giocare a tennis (sport che ha cominciato a praticare all’età di 4 anni). O almeno non era la sua priorità. Il suo pensiero era rivolto al calcio e al suo ruolo di terzino. Poi ha scelto la racchetta, salendo ai piani alti del tennis mondiale in frettissima. L’ingresso nella top 20 è arrivato a soli 19 anni, subito dopo la cavalcata al Roland Garros 2019, dove si è spinta fino in finale, persa contro Ashleigh Barty. Ma il suo nome era entrato sotto la lente d’ingrandimento già l’anno precedente, con la prima vittoria Wta a Bienne, in Svizzera. Un successo sorprendente in quanto arrivato dopo essere partita dalle qualificazioni e alla seconda volta in un tabellone principale del circuito maggiore. Mancina, di spiccata intelligenza e capacità di muovere la palla e disegnare il campo, Vondrousova anche nel circuito junior aveva mostrato le sue grandi qualità. È stata numero 1 del mondo tra le under 18, a soli 15 anni, e ha vinto in Italia il prestigioso Trofeo Bonfiglio di Milano e gli Internazionali Juniores.
Dopo la finale nello Slam parigino però arriva il primo di una lunga serie di stop fisici. L’intervento al polso dopo Wimbledon le porta via il resto della stagione. Il suo rientro in campo viene complicato dallo scoppio della pandemia di Covid e le prestazioni altalenanti si susseguono. Per ritrovare la brillantezza bisogna attendere il 2021 e le Olimpiadi di Tokyo. Qui conquista la medaglia d’argento, perdendo in finale contro la svizzera Belinda Bencic. La delusione è tanta ma il risultato lascia presagire un ritorno in grande stile anche nel circuito Wta. E invece i problemi fisici tornano a tormentarla e a minare la sua costanza. Il 2022 come una nuova stagione anonima e poi, improvviso, questo exploit a Wimbledon, che l’ha resa la quinta donna non testa di serie a raggiungere l’ultimo atto. Prima di lei c’erano riuscite Helen Jacobs (1938), Angela Mortimer (1958), Vera Sukova (1962) e l’ultima, 60 anni fa, Billie Jean Moffitt (1963), futura Billie Jean King.
Questo titolo a Wimbledon consente a Vondrousova di entrare anche in un club davvero prestigioso. Il tennis ceco infatti ha prodotto alcuni dei tennisti più importanti della storia. Ai Championships è la quarta vincitrice, dopo Martina Navratilova (1978 e 1979), Jana Novotna (1998) e Petra Kvitova (2011 e 2014). A livello Slam invece vanno aggiunte anche Hana Mandlikova (Roland Garros 1981, Australian Open 1980 e 1987, Us Open 1985) e Barbora Krejcikova (Roland Garros 2021). Tra gli uomini l’unico successo ceco sui prati inglesi è quello di Jan Kodes nel 1973 (vincitore anche al Roland Garros 1970 e 1971). Gli altri connazionali capaci di alzare un titolo del Grande Slam sono stati Petr Korda agli Australian Open 1998 e, ovviamente Ivan Lendl, il più vittorioso di tutti, a cui però è sembra mancato l’acuto a Wimbledon. Tra i suoi trionfi si annoverano gli Us Open 1985, 1986 e 1987, gli Australian Open 1989 e 1990 e i Roland Garros 1984, 1986 e 1987.