Il direttore del Festival Puccini contro la scelta del regista di ambientare l'opera nel '68 francese. "Non voglio partecipare allo scempio visivo di un autore, che viene stuprato"
Stuprano la Boheme di Puccini e io la dirigo bendato. Ha fatto scalpore la decisione provocatoria del maestro Alberto Veronesi che la sera del 14 luglio sul palco del Gran Teatro Puccini di Torre del Lago è salito con una benda sugli occhi. Rivolgendosi al pubblico ha spiegato: “Non voglio vedere queste scene”. Ed è stato contestato. Al centro dello scandalo cultural operistico è la riduzione della Boheme firmata dal regista francese Christophe Gayral. Invece di riproporre la classica ambientazione del testo di Puccini nella Francia del 1830, Gayral ha voluto “attualizzarla” ambientandolo nella Francia del maggio del ’68. “I giovani del Sessantotto, come quelli di oggi, cercavano certezze per il loro futuro”, aveva dichiarato Gayral ad Avvenire. “Il Sessantotto mi è sembrato il contesto ideale anche perché le vicende della Bohème si inseriscono già in un quadro politico, la rivoluzione del 1830, Les Trois Glorieuses della Francia, e i nostri bohemien sono artisti che mettono in discussione la società in cui vivono”.
Di tutt’altro avviso Veronesi che, oltre a dirigere bendato l’orchestra, è anche direttore da 25 anni del Festival Puccini. “Ho preso questa decisione perché questa scenografia e questa regia non c’entrano niente con l’opera del Maestro”, ha spiegato Veronesi al Tirreno durante l’intervallo della prima. “Ho deciso di continuare a dirigerla perché è mio dovere istituzionale farlo come presidente del comitato per le celebrazioni pucciniane. Malgrado Gayral sia un grande regista, le sue scelte non sono in linea con il capolavoro di Puccini”. Alberto Veronesi – ricordiamo – è figlio dell’oncologo Umberto e dopo essersi candidato in passato per il Pd alle comunali di Milano del 2020, mentre nel 2022 si era candidato a sindaco di Lucca per il Terzo Polo. Infine, recentemente nel febbraio 2023 si è invece candidato con Fratelli d’Italia alle regionali della Lombardia che hanno visto vincere proprio il candidato di centro-destra, Fontana.
Il pubblico però non pare aver gradito la soluzione cieca di Veronesi. Sono volati dei “buffone”, dei “vergogna”, degli “scemo”, ma il maestro è andato avanti imperturbabile. In molti hanno subito ricordato che il 6 luglio scorso durante la conferenza stampa era stato il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi a contestare la nuova produzione di Bohème con cui il Festival ha aperto il calendario 2023 delle celebrazioni del centenario pucciniano. Era stato per primo Sgarbi durante la conferenza stampa ad affermare “quella regia stupra il capolavoro pucciniano” e poi aveva chiesto a Veronesi di non dirigere l’opera. Il direttore d’orchestra presente aveva comunque risposto al sottosegretario promettendo, come sostiene il Tirreno, di “inventarsi qualcosa”. Veronesi è quindi uscito bendato sul palco, ha registrato la contestazione e infine ha rilasciato ufficialmente una nota per la stampa. “È una scelta difficile ma necessaria per non essere obbligato a vedere le scene che riportano fatti, idee, provocazioni, che costituiscono una violenza sul mondo di Puccini e costituiscono l’ennesimo stupro di un’opera d’arte, da parte di un regista che fa mettere in bocca a Puccini idee non sue”, spiega Veronesi.
“Preciso che non si tratta di ragioni politiche. L’arte è libera e può esprimere qualsiasi ideologia: ma con gli autori giusti. Sono pronto a dirigere, come ho diretto tante volte in passato, Luigi Nono con una scenografia interamente comunista. Non sono i simboli comunisti all’interno della regia di Gayral a preoccuparmi. Ma non posso non ribadire che il ‘68 francese e il comunismo non c’entrano nulla con Puccini. Puccini può e deve essere interpretato, ma in un’ottica di rispetto del suo tempo, delle sue idee e della sua idea drammatica. La musica e i valori espressamente musicali oggi sono massacrati dall’arroganza di un regista che esprime le proprie idee in contrasto con quelle di Puccini”.
Infine il significato della benda: “Una benda sugli occhi significa che sto dirigendo, sono pur sempre il presidente delle celebrazioni, ma non voglio partecipare allo scempio visivo di un autore, Puccini, che viene stuprato. Significa anche, la benda, il simbolo dell’imposizione ai direttori d’orchestra di non vedere, di non partecipare al fatto teatrale, una frattura imposta dai teatri per impedire di creare una collaborazione tra direttore e regista per creare uno spettacolo completo. La benda simboleggia che qua, come nella stragrande maggioranza dei teatri del mondo, il direttore è considerato ormai un battitore del tempo, incapace di esprimere una visione che si estenda al teatro a tutto tondo”.