Ville sul mare fuori legge? Arriva una nuova mossa per sanarle. Stavolta è il capogruppo di Fdi all’Assemblea regionale siciliana, Giorgio Assenza, a presentare un emendamento alla legge sul governo del territorio per condonare le ville costruite dopo il 1976 entro 150 metri dal mare.

Per capirci qualcosa, però, bisogna cominciare facendo un salto indietro nel tempo di 47 anni e bisogna tenere a mente tre date: 1976, 1985 e 1991. Il primo salto è il più lungo: in quel 1976 in Sicilia la legge regionale 78 aveva vietato l’edificazione a 150 metri dal mare, anticipando quindi la legge Galasso, che introduce vincoli ambientali all’edificazione su tutto il territorio italiano. La sanatoria prevista dall’emendamento presentato da Assenza in commissione Ambiente, riguarda gli edifici nati dopo quella data e realizzati entro il 1985. Ecco la seconda data. È l’anno dell’entrata in vigore della legge Galasso, che tra le altre cose ha allargato il divieto di edificazione a 300 metri dal mare. La norma viene recepita con una legge regionale che vieta anche la sanatoria sulle edificazioni costruite entro i 150 metri.

È in questo gap temporale e in questo proliferare di date, leggi e metri che rientrano moltissime ville realizzate sulle coste siciliane. Ed è in questo groviglio che arriva la mossa di Assenza, che va in senso totalmente contrario ad un’altra legge, quella del 1991 – ecco la terza data – quando cioè si applicò il divieto di edificazione e di relativa sanatoria anche ai privati e si chiarì che i divieti introdotti dalla legge “prevalgono sulle disposizioni – recita la norma – degli strumenti urbanistici generali e dei regolamenti edilizi”.

Adesso, invece, 47 anni dopo la prima legge, 36 anni dopo il divieto di sanatoria e 32 dopo quella che ne fissava i definitivi criteri, l’emendamento del meloniano mira a rimettere tutto in discussione, muovendosi, non senza difficoltà, tra le varie leggi. Secondo l’emendamento di Assenza, la legge va interpretata in modo diverso: “Nel senso che nei comuni dotati di strumenti urbanistici generali – recita l’emendamento – compresi i regolamenti edilizi ed annessi programmi di fabbricazione, già approvati in data anteriore al 10 giugno del 1976, data di entrata in vigore della presente legge, nelle zone omogenee A, B, C, D, F ed E, ove i suddetti strumenti prevedono un’attività edificatoria, non si applica il precedente art. 15, comma 1, lett. A)”, ovvero non si applica il divieto di edificazione. Ma l’emendamento non finisce qui e “interpreta” anche un’altra legge, ovvero la legge regionale 37 del 10 agosto del 1985 che recepiva la legge Galasso e che vieta la sanatoria per gli edifici costruiti a 150 metri dal mare.

In sintesi, se l’emendamento di Fdi passasse, salterebbe sia il divieto precedente alla Galasso (edificazione a 150 metri) sia il divieto di sanatoria. Si tratta di un provvedimento che introduce – in modo un po’ contorto – una sanatoria per numerose ville private costruite sul mare dopo il 1976 e prima del 1985 (di cui molte sarebbero a Marina di Ragusa, città del capogruppo di Fdi). Un emendamento ad hoc già presentato negli anni passati e puntualmente bocciato, che adesso potrebbe trovare, però, una congiuntura politica favorevole.

Di certo è stato presentato in commissione Ambiente lo scorso 11 luglio e naviga finora a vele spiegate verso il collegato alla prossima Finanziaria: “Verrà discusso nei prossimi giorni e se tutto va bene inserito nella legge che approderà in aula il prossimo settembre”, spiega Assenza. E chiarisce: “Il partito e il governo non c’entrano, questa è una battaglia che mi sono intestato io da tempo. Un modo per superare il paradosso di alcuni edifici già sanati e altri non sanati dopo l’interpretazione data dalla legge del ’91. Non di certo un assalto all’ambiente perché non si tratta di nuove edificazioni”.

“Nuova legislatura, nuova aggressione al paesaggio siciliano”, ribatte però Giampiero Trizzino, ex deputato regionale del M5s (fermatosi per la regola del secondo mandato), esperto di Ambiente. Che aggiunge: “Questa volta si tenta di agire sul primo condono edilizio – voluto dal governo Craxi e che in Sicilia fu recepito con la legge del 1985 – e lo si fa con una norma di ‘interpretazione autentica’ che se approvata farebbe retroagire i suoi effetti di ben 40 anni. Una vera e propria aberrazione giuridica che darebbe vita a situazioni assolutamente sperequative. Si pensi a chi si è visto abbattere un immobile e chi invece nelle stesse identiche condizioni oggi otterrebbe la sanatoria. Senza considerare l’impatto davvero poco edificante che anche questa volta offre la politica regionale all’esterno”. Un emendamento con profili di illegittimità, secondo Trizzino: “Qualora malauguratamente dovesse essere approvata, subirebbe dopo brevissimo tempo la scure della Corte costituzionale, come è avvenuto neppure un anno fa con il condono proposto nella scorsa legislatura regionale. La Corte costituzionale è stata chiara: il condono edilizio è materia penale sulla quale le Regioni non hanno alcuna competenza“.

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