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In Russia è ormai caccia alle streghe contro la comunità LGBT: vietato ogni riferimento ai loro diritti, processi quintuplicati nel 2023

In Russia le tendenze omofobiche si sono intensificate dall’inizio della guerra. Attivisti per i diritti umani registrano il rafforzamento della discriminazione statale nei confronti della comunità LGBT: le autorità criminalizzano tutto ciò che riguarda i “rapporti non convenzionali” e dichiarano apertamente la loro intenzione di privare le persone LGBT di parte dei loro diritti civili. E si tratta di persone a cui sono già negati molti diritti: in Russia le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi, adottare bambini, ereditare i beni del partner oppure fargli visita in terapia intensiva o in carcere. Allo stesso tempo, secondo il Levada Center, un’organizzazione indipendente che si occupa di ricerche sociologiche, solo un terzo dei russi ritiene che le persone LGBT debbano godere degli stessi diritti degli altri cittadini. Più di un terzo (38%) tratta le persone di orientamento sessuale “non tradizionale” con disgusto o paura e lo Stato alimenta attivamente questi sentimenti.

Così, ancora nel 2013, la Russia ha adottato una legge “sulla propaganda dei rapporti sessuali non tradizionali tra i minorenni” che prevedeva multe per la diffusione di informazioni che mostrano ai giovani “l’attrattiva” di questo stile di vita e “suscitano interesse”. Già allora, temendo la persecuzione ai sensi di una legge così potenzialmente repressiva, le coppie gay con bambini hanno iniziato a lasciare la Russia. Da quel momento le autorità hanno perseguitato sempre più gli attivisti LGBT e, con lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno praticamente dato carta bianca per dar loro la caccia. Se prima i conservatori al potere dovevano spiegare il divieto della “propaganda gay” come protezione dei bambini o della salute, ora i valori LGBT vengono presentati come una minaccia allo stesso “sistema statale e alla sicurezza nazionale”. Così nel luglio 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra, il presidente della Duma di Stato Vyacheslav Volodin ha proposto di vietare completamente la “propaganda delle visioni non tradizionali” in Russia. Secondo il politico, non c’è più nulla di cui vergognarsi: visto che la Russia si è ritirata dal Consiglio d’Europa, “i tentativi di imporre valori estranei alla nostra società sono falliti”.

Alla fine dell’anno la nuova normativa è entrata in vigore. Ha introdotto una multa fino a 5 milioni di rubli (circa 50mila euro) per “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, pedofilia e cambio di sesso”, questa volta tra persone di tutte le età. Ciò che rientra in tale propaganda, i deputati ancora una volta non l’hanno spiegato. Evidentemente la valutazione resta a discrezione dei tribunali russi, noti per il loro pregiudizio accusatorio (secondo le statistiche della Corte Suprema della Federazione Russa, c’è solo un’assoluzione ogni 300 condanne). Apparentemente, la legge vieta di menzionare gay, lesbiche, bisessuali e transgender in qualsiasi forma nei media, film, libri, canzoni, pubblicità, social network e videogiochi. L’autore dell’iniziativa, il deputato Alexander Khinshtein, ha cercato di chiarire la questione: saranno considerate “propaganda” quelle opere che mostrano relazioni non tradizionali come norma. Ha citato come esempio il libro “sfacciatamente provocatorio” Un’estate con cravatta da pionieri, un romanzo pubblicato di recente da due scrittrici russe che racconta l’amore di due adolescenti in un campo di pionieri durante l’Urss. Le autrici sono diventate vittime di bullismo, la casa editrice è stata denunciata, il libro è stato effettivamente bandito in Russia e ritirato dai negozi.

Ora, per ogni evenienza, biblioteche e librerie stanno rimuovendo dagli scaffali tutti i libri che in qualche modo menzionano il tema LGBT e alcuni autori russi stanno riscrivendo le loro opere inedite. Anche nel campo del cinema nessuno capisce come funziona la legge e cosa deve essere censurato esattamente, quindi le piattaforme di streaming russe stanno già riallineando film e serie, tagliando intere scene da Game of Thrones e cambiando il doppiaggio in Sex and the City (la frase “adoro Stanford, ma, sfortunatamente, è gay” si trasforma ad esempio in “adoro Stanford, ma, sfortunatamente, è un ragazzo”). Nonostante tutte le precauzioni, oggi i servizi di streaming sono sistematicamente multati dalla polizia per “dimostrazione di LGBT” nei film come Bridget Jones, Il cigno nero, Perfetti sconosciuti o Alexander.

Nel luglio 2022, uno dei giornalisti russi più famosi Yuri Dud è stato condannato per “propaganda gay” per aver intervistato un artista omosessuale. Il suo esempio mostra come il confine tra la discussione di un problema e la promozione di ciò che viene trattato sia sfumato: in precedenza, Dud era già stato multato per la propaganda di droghe dopo un’intervista con un rapper e dichiarato “agente straniero” per un’intervista con “agenti stranieri”. Anche molte organizzazioni e attivisti LGBT in Russia sono stati dichiarati agenti stranieri, il che di fatto li ha equiparati all’opposizione. Secondo BBC, la legge sulla “propaganda gay” è stata utilizzata attivamente anche per espellere dal Paese i veri stranieri. Molti attivisti LGBT lasciano la Russia per conto loro, altri sono costretti a chiudere le loro organizzazioni e nascondersi dalla polizia. Dopo l’inasprimento della legislazione, secondo i dati del data department di Novaya Gazeta, i tribunali russi hanno iniziato a prendere in considerazione i casi di “propaganda LGBT” cinque volte più spesso, visto che nel 2023 ne è stato registrato un numero record.

Solo una settimana dopo l’adozione della legge è stata presentata la prima denuncia. La vittima era il politico di San Pietroburgo Sergey Troshin che criticava la legge stessa. A proposito, Troshin è un gay dichiarato che ha recentemente fatto coming out. In Russia si viene ancora puniti anche per questo. La deputata della Duma Nina Ostanina (che propone di vietare legalmente anche la “negazione dei valori della famiglia” e la “promozione dello stile di vita senza figli”) ha commentato così il caso di Troshin: “È come se un malato di cancro dicesse di essere malato. Susciterebbe solo compassione”. Apparentemente, per la stessa “compassione” Vladimir Putin ha recentemente incaricato il capo del Ministero della Salute di creare un istituto di psichiatria dove studieranno, tra le altre cose, il comportamento delle persone LGBT. E, a quanto pare spinte dalla stessa “compassione”, le autorità russe si preparano a complicare la vita anche alle persone transgender: a giugno, la Camera bassa del Parlamento russo ha approvato una legge che vieta il cambio di sesso. Ora la transizione di genere non può essere fatta né nei documenti né fisicamente: la legge vieta sia la terapia ormonale che l’intervento chirurgico a “eccezione dei casi di trattamento di anomalie congenite nei bambini”. Perché? Secondo i deputati russi ciò consentirà di “preservare la Russia per i posteri”.