“Avevo un grande senso di vuoto, non volevo più vivere”. Pierluigi Diaco in una lunga intervista al Corriere della Sera parla dei momenti di buio attraversati in passato, dall’uso di droghe alla depressione superata anche grazie all’analisi.
PIERLUIGI DIACO E LA LOTTA CONTRO LA DEPRESSIONE – A ben vedere le prime difficoltà per il conduttore tv si sono presentate in età infantile. Aveva infatti solo 5 anni quando suo padre venne a mancare a causa di un infarto: “La rete affettiva che mi ha sorretto è stata tutta al femminile: mia madre, le mie tre sorelle più grandi. Sono cresciuto circondato da grande premura, attenzione, rigore, disciplina” ha spiegato. Poi, come detto, l’incontro con la droga, anche se lo scoglio più grande per Diaco è stato un altro: “Il vero percorso è stato affrontare la depressione, per la quale ho lasciato SkyTG24. Emilio Carelli e Tom Mockridge non capivano la mia scelta. Ma avevo un grande senso di vuoto, non volevo più vivere […] Il giorno delle dimissioni da SkyTg24 andai da un neurologo che mi indirizzò a un analista. La cura farmacologica durò meno di un anno. La ginnastica intellettuale, chiamiamola così, di più: ho fatto analisi individuale, collettiva e ipnosi”. E ancora: “Il lavoro su di me è stato nel governare l’ego. Per due anni ho partecipato restando zitto, nonostante volessi parlare. L’analista voleva farmi capire che era più importante la mia persona del personaggio che mi ero costruito”.
L’AMORE CON ALESSIO ORSINGHER – Una svolta nella sfera privata è arrivata grazie all’incontro con Alessio Orsingher, al quale si è unito civilmente nel 2017. È a lui che va la sua gratitudine più grande: “Mi ha fatto scoprire davvero cos’è l’amore” ha ammesso Diaco. La coppia non esclude l’idea di adottare un bambino: “A me piace molto stare con i bambini […] La dimensione genitoriale può essere vissuta in tanti modi. Io naturalmente non posso diventare genitore, ma amo i bambini, passo molto tempo con loro, mi chiamano alla radio. Ne abbiamo parlato, se ci fosse una legge lo faremmo. Ma non basta una legge, ci vuole un processo culturale condiviso”.
IL RICORDO DI MAURIZIO COSTANZO – Infine un tenero ricordo di Maurizio Costanzo, a cui Pierluigi Diaco è stato sempre molto legato. È lui ad avergli insegnato “a essere testardo quando serve e ad avere uno sguardo largo sulle cose e sulle persone, a capire in poche parole le ragioni degli altri”. A mancargli di più del compianto giornalista è la voce. Queste le parole di Diaco: “Per settimane ho avuto difficoltà a realizzare che non sarebbe stata con lui la prima telefonata del mattino e che non avrei concluso la giornata di lavoro con la nostra chiamata della sera, rapida e affettuosa. Mi capita ancora di essere sul punto di comporre il suo numero. E mi sembra di sentirlo ora mentre mi rimprovera perché sono troppo sentimentale”.