Cervelli in fuga, chi sono gli expat e perché lasciano l’Italia: “All’estero valorizzati già dopo due anni. Salario minimo? Aiuterebbe il ritorno”
“Raccontare l’Italia oltre frontiera“. Questo il titolo scelto dall’associazione FILEF ETS (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie) per un convegno organizzato alla Camera dei deputati e incentrato sul rapporto tra mondo dell’informazione e italiani all’estero e per raccontare le storie di chi ha lasciato il nostro Paese in cerca di condizioni migliori di vita e lavoro.
“Nelle storie che ho raccontato c’era chi, dalla Malesia, dall’Islanda, dal Madagascar mi ha parlato di un legame molto profondo con il nostro Paese. Sempre emerge un senso di orgoglio, ma anche di rabbia, nei confronti di chi li ha lasciati andare via“, racconta Raffaele Nappi, che sul ilfattoquotidiano.it cura una rubrica, ‘Cervelli in fuga’, che parla di italiani all’estero. “Oggi il gap è ancora fortissimo, oltre il 20% di chi è andato via ha tra i 18 e i 34 anni. Lasciano l’Italia perché non trovano le opportunità giuste, mentre fuori dopo due o tre anni si sentono già valorizzati e tendono a fare carriera”, spiega.
“Paesi più forti, magari del centro Europa, che offrono un sistema di welfare diverso, un salario minimo, opportunità di coprire quei periodi dove le persone non lavorano, hanno maggiore attrattività”. spiega anche Pietro Lunetto, coordinatore nazionale dell’associazione FILEF ETS. Tutto mentre nelle stesse ore in commissione Lavoro, sempre a Montecitorio, la maggioranza di centrodestra invece depositava un emendamento soppressivo della proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo, il cui testo base è stato approvato mercoledì. Con l’obiettivo di affossarlo subito, dopo la contrarietà già ribadita a più riprese dal governo Meloni.
“Per noi un salario minimo e il miglioramento dei servizi, soprattutto nelle aree interne e del Sud Italia, aiuterebbero a trasformare questa emigrazione degli italiani all’estero in circolare“, insiste però Lunetto. “Sarebbe la chiave per far tornare chi lascia il nostro Paese e permettergli di dare il suo contributo”.