Oggi compie 36 anni. I primi 18 li ha passati da vivo. I secondi 18 da simbolo.
Prima della sua morte ci sono stati tanti Federico Aldrovandi. E tanti in futuro ce ne saranno.

Ma dopo il 6 luglio del 2009 sappiamo che è possibile che un responsabile delle forze dell’ordine venga condannato per un delitto come quello del 25 settembre 2005. Prima si moriva perché tossici, o perché in preda a un deliro psicomotorio, o di anoressia, o di fame. E i responsabili erano a turno i famigliari che non hanno saputo educarli, gli amici che li hanno abbandonati, le frequentazioni poco raccomandabili.

Ora, dopo quel 6 luglio, dopo la sentenza di condanna per omicidio colposo nei confronti di quattro poliziotti, sappiamo che se uno muore per le torture subite significa che è stato ucciso.
Non è stato semplice ottenere quel minimo di verità e giustizia. E se Federico non avesse avuto due genitori come Patrizia e Lino dubito che si sarebbe mai arrivati a quello spartiacque.

L’omicidio di Federico, incredibilmente, continua ancora a dividere. La divisione è netta. Da una parte chi crede che se una persona uccide un’altra persona ne deve rispondere, a maggior ragione se chi uccide ha il compito di proteggerla. Dall’altra chi si rifiuta di accettare questo semplice assioma. Chi per ignoranza, chi per malvagità, chi per tornaconto politico e personale. L’intera categoria è accomunata dal fatto che soffre nel sentirsi dire che ha torto.

E gli occhi di Federico, nelle bandiere negli stadi, nei murales in giro per l’Italia, nelle fotografie dei giornali sono lì a ricordarglielo.

Federico Aldrovandi purtroppo vive come simbolo. Ed è dovere civico ravvivare ogni anno il significato di quel simbolo. Qui sotto le prime parole delle motivazioni della sentenza del giudice Francesco Caruso emessa quel 6 luglio del 2009:

“Tanti giovani studenti, ben educati, di buona famiglia, incensurati e di regolare condotta, con i problemi esistenziali che caratterizzano i diciottenni di tutte le epoche, possono morire a quell’età. Pochissimi, o forse nessuno, muore nelle circostanze nelle quali muore Federico Aldrovandi: all’alba, in un parco cittadino, dopo uno scontro fisico violento con quattro agenti di polizia, senza alcuna effettiva ragione”.

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