Passano poche ore dalla pubblicazione su il Giornale della lettera di Marina Berlusconi, e da Forza Italia arriva una valanga di reazioni per sostenere le parole della figlia del fondatore del partito. Formazione politica che dipende ancora dalla famiglia Berlusconi avendo un debito di circa 90 milioni di euro con gli eredi dell’ex leader. Una lettera che inizia anche a sollevare commenti diametralmente opposti dall’opposizione: per il senatore Pd Walter Verini si tratta di “un messaggio inquietante”. Da Italia viva, invece, Raffaella Paita ringrazia Marina per le sue parole aggiungendo che “è il momento di riformare davvero la giustizia”.
“Marina Berlusconi fa bene a difendere la memoria di suo padre, perché mi pare che da parte di alcuni ci sia una sorta di accanimento anche dopo la sua morte”, ha commentato Antonio Tajani ribadendo che “Berlusconi è stato uno dei grandi protagonisti della lotta alla criminalità organizzata”. Le ricostruzioni dei magistrati sull’ipotesi che Berlusconi e Dell’Utri possano essere coinvolti nelle stragi del ’93 (come presunti mandanti esterni) proprio per favorire l’ascesa del partito, per il neo segretario di Forza Italia sono solamente “teoremi” e “barzellette alle quali nessuna persona di buon senso può credere, non tornano i tempi, non tornano le motivazioni”. “Siamo intolleranti alla mafia, la mafia ci fa schifo” e “ricordo che nei gruppi parlamentari di Fi ci sono due donne che sono figlie di vittime della mafia, Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici“, ha aggiunto il ministro degli Esteri Tajani, a Sky Tg24.
“La lettera di Marina Berlusconi andrebbe letta nelle scuole dove si formano i nuovi magistrati. Perché così imparerebbero il valore della verità e il dovere di non alimentare quelle che giustamente anche Marina Berlusconi considera manovre politiche che deviano il corso della giustizia”, incalza il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Parole” quelle della figlia del fondatore di Fi definite “sacrosante”: “Mi unisco, non da oggi, al suo sdegno. Perché questa vergogna deve cessare”, aggiunge Gasparri che cita anche Marcello Dell’Utri (ma non per la condanna in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) che insieme “a Mori, Subranni e altri” si “sono dovuti difendere per anni e anni prima di essere assolti” dalle “accuse di Di Matteo” sulla trattativa Stato-Mafia. Citando gli interventi dei governi Berlusconi per rafforzare il carcere duro Gasparri parla dell’ultima indagine dove “Silvio Berlusconi viene evocato in maniera incredibile dalla Procura di Firenze in vicende che non lo riguardano. Berlusconi – conclude – è stato un punto di riferimento della lotta alla mafia”.
“Una lettera che dà voce a tutti i figli di innocenti perseguitati dalla giustizia“, la definisce invece Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Per la deputata di Forza Italia “la lettera di Marina Berlusconi non può lasciare indifferenti, deve far riflettere ciascuno di noi, rappresenta un monito in più per costruire una riforma della giustizia coraggiosa e davvero rivoluzionaria”. Il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè aggiunge ancora che ”l’impegno antimafia di Silvio Berlusconi e dei governi da lui presieduti con Forza Italia sono una pietra angolare nella lotta alle cosche”. Anche Licia Ronzulli, commentando le parole di Marina (“Un grido di dolore di una figlia”), spinge sulla riforma della giustizia: “La lettera è un monito a tutti noi, alla politica, alla maggioranza, al governo, a fare in modo che la giustizia non sia più, mai più, un’arma da usare contro l’avversario politico. Che ci sia una giustizia con la G maiuscola, al servizio dei cittadini. E per farlo, serve solo una grande, profonda riforma, che possa cambiare tutto questo, invertire la rotta, interrompere il gioco perverso di alcuni magistrati di certe Procure, impegnati più a condizionare la vita politica del Paese, a distruggere carriere e vite, che a lavorare solo per mantenere il rispetto della legge. Solo così potremo uscire da questo girone dantesco che paralizza l’Italia, solo così onoreremmo la memoria del presidente Berlusconi, che per ottenere questa riforma ha dedicato 30 anni della sua vita. Fino all’ultimo giorno”, conclude la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli.
Sulla stessa falsariga di Forza Italia il commento della coordinatrice di Italia viva e presidente del gruppo Azione-Italia viva al Senato, Raffaella Paita. “Credo ci sia voluto tanto coraggio a scrivere una lettera così forte e al tempo stesso intima. La ringrazio perché è una testimonianza che vale più di tante nostre parole. Ha ragione Marina – aggiunge – quando dice che la guerra dei 30 anni non è ancora finita. Ha ancora ragione quando parla di damnatio memoriae da parte della procura di Firenze”. Per Paita pertanto “è il momento di riformare davvero la giustizia. Senza timidezze. Italia viva andrà avanti, ci assumeremo la piena responsabilità – sottolinea – e ci metteremo il coraggio che ad altri sembra mancare. Non accetteremo mai riformicchie”.
Molto critico è invece l’intervento del senatore Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Antimafia. Sottolineando che la lettera “contiene una parte che certamente merita rispetto” cioè “quella che riguarda l’affetto intimo e personale di una figlia che vuole difendere la memoria di un padre”, Verini però sottolinea come, complessivamente, il messaggio di Marina Berlusconi “contiene un messaggio inquietante e che si inserisce in una situazione inquietante”. Ripercorrendo il “brutto clima, nel Paese, per quanto riguarda l’impegno contro le mafie e per la legalità” per il senatore Pd “quanto dichiarato da Marina Berlusconi contro la Procura di Firenze si inserisce in questo clima”. “Siamo contro le gogne mediatiche. Ma siamo per la libertà di informazione. E siamo perché si continui a scavare, sui troppi misteri delle stragi del ’92-’93, sulle connessioni tra stragismo mafioso e “strategie” politiche raffinate, sulle connessioni tra stragismo mafioso e terrorismo nero”, aggiunge Verini. “Colpire chi conduce indagini, attaccare chi fa inchieste, secondo noi fa male al Paese. Che non può, non deve avere paura della luce, che – insieme a vicende di ieri – può aiutare a illuminare anche quelle di oggi”, conclude su Facebook il capogruppo Pd in commissione Antimafia.