Donne

Il Museo Internazionale delle Donne Artiste? “Nasce per dare il giusto rilievo alla creatività femminile”

di Marco Ferri

È nato da poco più di due mesi, ma è sulla bocca di tutti. Di coloro, almeno, che amano l’arte. E non sono pochi. Il Museo Internazionale delle Donne Artiste (Mida) ha aperto lo scorso aprile a Ceresole d’Alba, piccolo comune della provincia di Cuneo ed è già un “caso”.

Di ritorno da un viaggio in Messico – dove è facile sognare il prestito di un’opera di Frida Kahlo – Vincenzo Sanfo è il curatore del Mida. “L’idea del museo arriva da molto lontano – dice – poiché visitando i musei di mezzo mondo chiunque può accorgersi che la presenza di opere di artiste è parecchio minoritaria e le valutazioni delle opere delle donne sono sempre inferiori a quelle di un artista maschio, quindi ho pensato che fosse gusto far conoscere personalità meno note e dare il giusto rilievo alla creatività femminile. Sono anni che mi occupo di donne artiste attraverso mostre dedicate a Frida Kahlo, a Sonia Delaunay e altre – aggiunge -, cercando sempre di promuovere l’arte al femminile, per cui il Mida è una naturale evoluzione di questa mia volontà”.

Ospitato all’interno della restaurata Chiesa della Madonna dei Prati di Ceresole d’Alba, attualmente il museo propone ai visitatori una selezione di opere di alcune tra le più interessanti artiste italiane e straniere. Grazie alla collaborazione delle artiste (che hanno concesso le loro opere in comodato d’uso) e di privati collezionisti, è stato possibile formare un percorso espositivo di opere importanti, le cui autrici formano un parterre di sicuro interesse perché spaziano da Berthe Morisot a Susanne Valadon, dalla stessa Delaunay a Marina Abramovic, passando per Jenny Holzer, Carmen Gloria Morales, Beverly Pepper, Rabarama, le cinesi Zhang Hongmei, Xiao Lu, l’Indiana Washigha Rason Singh.

“Il Mida allestito nella Chiesa della Madonna dei Prati – prosegue Sanfo – è il primo tassello di un progetto di più ampio respiro. Per il momento il museo è annoverato tra quelli civici, ma presto nascerà una fondazione che se ne occuperà direttamente e che farà del Mida qualcosa di più solido e duraturo nel tempo. Anche perché si dall’apertura del museo abbiamo registrato molto entusiasmo dei visitatori di mezzo mondo, che è andato anche al di là del nostro pensiero iniziale. Ciò ci costringe a pensare a una struttura diversa e propria”.

In mostra vi è un centinaio di opere tra dipinti, disegni, sculture, ceramiche, installazioni, video, fotografie, acqueforti e opere grafiche che raccontano la complessità del mondo creativo femminile, perché accanto ai pezzi dalla firma nobile, ve ne sono altri di artiste meno note: “Una delle mission di questo museo – chiarisce il curatore – è quella di far conoscere non solo le star del mondo dell’arte, ma anche le opere di artiste meno conosciute. E per far questo, oltre alle opere che sono in esposizione negli spazi del museo, abbiamo pensato di collocare all’interno del percorso cittadino delle formelle e degli elementi indicativi riportanti i nomi e la storia di artiste non esposte nello spazio museale, ma le cui storie meritano di essere conosciute mediante un apposito QR code. E il numero delle formelle è destinato ad ampliarsi costantemente”.

Il Mida propone anche opere di artiste di tempi passati, ma al tempo stessa presenta anche dei piccoli limiti: “Il primo deriva dallo spazio a disposizione – rivela Sanfo -, ma stiamo attrezzandoci per ampliarlo, in ragione del successo che l’iniziativa museale ha subito raccolto, spingendoci anche ad accelerare i tempi del programma che invece avevamo pensato”.

E il sogno proibito? Ogni curatore/direttore di museo ne ha uno. “Il mio sogno proibito – dice il responsabile del Mida – sarebbe quello di avere uno spazio di livello internazionale. Speriamo che le autorità ci aiutino, perché da soli non sarà possibile e far diventare questo piccolo museo il punto di partenza per la diffusione dell’arte al femminile che secondo me manca. Basta frequentare qualche museo per rendersi conto di quanta poca arte al femminile vi sia compresa. C’è un gap da colmare, c’è qualcosa che non quadra. Per cui il mio sogno proibito sarebbe quello di poter avere un museo il più ampio possibile e riuscire a far avere quel riconoscimento all’arte femminile che noi auspichiamo. Tra l’altro entro il prossimo mese di settembre la collezione raddoppierà, perché passeremo dalle 100 attuali a circa 200 opere, per cui gli spazi restano per noi un obiettivo vitale”.

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