Televisione

Pino Insegno: “Odiato perché approvo la Meloni, non so nuotare in questo mare di m…però ho capito che devo sguazzarci per restare a galla”

In un'intervista rilasciata al quotidiano Libero, il conduttore replica alle polemiche per la sua vicinanza alla premier Meloni

“Odiato perché approvo la Meloni”, parla Pino Insegno. Il conduttore romano è finito da mesi nel mirino di stampa e social per la sua amicizia con la Presidente del Consiglio, un legame nato circa vent’anni fa, e per aver condotto eventi elettorali di Fratelli d’Italia. Polemiche proseguite per il rientro nella Rai che guarda a destra, dalla porta principale, con ben due programmi: “Il Mercante in Fiera”, nell’access prime time di Rai2, e “L’Eredità”, da gennaio nel preserale di Rai1.

“Nel corso della mia carriera ho incrociato 11/12 governi di ogni colore, fino a quando diventa presidente del Consiglio una persona della quale approvo alcune scelte sociali. Perché non dovrei appoggiarla? Mi sono sentito dire che un attore non deve schierarsi. E chi l’ha detto? Vedo ogni giorno tanti illustri colleghi parlare e dire la loro dal palco del 1° Maggio in giù…”, ha raccontato nell’intervista rilasciata al quotidiano Libero. “All’inizio l’ho vissuto male non essendo abituato ai clamori esterni al mio mondo. Mi chiedevo: ma perché non mi giudicano per quello che so fare e valgo oggettivamente come artista? Perché continuano a creare polemiche ad arte, sperando che io risponda per dare verità a quelle che sono in realtà solo falsità? Sono stato in Rai dal 1983 con Gino Bramieri e l’Allegra Brigata per oltre vent’anni, poi ci sono tornato e fino allo scorso anno ho fatto Voice Anatomy”, ha aggiunto Insegno.

Il volto della Premiata Ditta mette nel mirino il mondo dei social: “Questa è la realtà su cui la gente che forse nel 1983 non era nemmeno nata, scrive bugie. Non so nuotare in questo mare di m… però poi ho capito che devo sguazzarci per restare a galla“. Per l’attore “i social lasciano il tempo che trovano. Io faccio sempre una battuta: Gesù aveva solo dodici follower e uno ha abbandonato il gruppo. Guardate un po’ che ha fatto! (sorride, ndr). Quindi dico: ben vengano le piattaforme sulle quali scegli i film che vuoi, mal vengano i social sui quali c’è chi, dietro falso nome, si nasconde per spargere odio e falsità”.

Non più un presentatore familiare per tutti ma un conduttore divisivo “per una scelta politica che poi è anche maggioritaria nel Paese. Ma io anche se su 10mila persone solo 200 la pensassero diversamente, starei ad ascoltare le ragioni e le critiche di quei 200. Tutto diventa un problema quando ti accorgi che l’attacco è gratuito e legato solo all’appartenenza a una squadra. Così tutto diventa banale e intellettualmente stupido, prevenuto, una costruzione fatta solo per attaccare”, spiega il volto ora di punta del servizio pubblico.

Insegno però non si sente un artista di riferimento della destra: “Io non sono Gabriele D’Annunzio, poeta vate che con la sua cultura è diventato espressione di un movimento politico. Sono Pino Insegno, amico della gente, faccio il mio lavoro da artista e, senza urlarlo ai quattro venti, cerco di fare anche qualcosa di importante in ambito sociale. Ma questo non interessa a nessuno perché davvero pochi scrivono di chi sta male veramente…”. E fa sapere sul finale: “Potevo chiedere di fare venti prime serate su Rai1, no? Invece ricomincio con uno show nell’access prime time di Rai2. Rifaremo Il Mercante in Fiera in chiave moderna. Tenendo conto però che fu un fatto epocale anche quello, all’epoca. Puntiamo ad essere una alternativa al Tg1 e al Tg5 che potrebbe dare delle soddisfazioni oltre a tante idee nuove. Penso che questa Rai con Mellone, Ciannamea, Sergio e Rossi sia aperta a proposte innovative. Ci si deve provare, anche perché le piattaforme fra poco supereranno la tv generalista”.