L’indagato ha negato di aver appiccato il fuoco, ma poco prima che la “Venere degli stracci” – l’opera di Michelangelo Pistoletto – prendesse fuoco in piazza Municipio a Napoli, solo due persone si sono avvicinate all’installazione: una donna che fa jogging, la quale non passa a distanza ravvicinata e solo per due secondi, e lui, Simone Isaia, il senza fissa dimora arrestato dalla Squadra Mobile partenopea, che invece devia il suo percorso e resta per 15 secondi – dalle 5.18 e 12 secondi alle 5.18 e 27 secondi – davanti alla Venere prima che il rogo si propaghi.
Proprio questa circostanza è tra quelle che hanno fatto ritenere sussistenti al giudice per le indagini preliminari di Napoli, Ambra Cerabona, i gravi indizi di colpevolezza raccolti dagli investigatori nei confronti del clochard che ora è in carcere con l’accusa di incendio doloso e distruzione di bene di rilevante importanza culturale. Altri elementi di rilievo sono stati l’ammissione dell’indagato di essersi avvicinato e i suoi vestiti, nonché una borsa rossa con una scritta bianca che viene immortala dai sistemi di videosorveglianza. Isaia indossava gli stessi indumenti dell’individuo immortalato in piazza Municipio e in particolare la stessa borsa, e lo stesso zaino, quando è stato rintracciato e fermato dai poliziotti in un centro di accoglienza. In tasca aveva anche dieci accendini. Per il giudice la condotta dell’indagato avrebbe avuto “intrinseca potenzialità offensiva” in quanto il materiale dell’opera “altamente infiammabile” (vestiti) e la velocità con la quale l’incendio si è propagato in una zona, piazza Municipio, altamente frequentata, avrebbe potuto causare danni all’incolumità pubblica. Intanto si accinge a chiedere una perizia psichiatrica al giudice, l’avvocato Umberto Ciriello, legale dell’indagato.