“Il sindaco … ordina la chiusura al pubblico della zona”. L’ordinanza di Fabrizio D’Ancona, sindaco di Pantelleria, comune del libero consorzio comunale di Trapani, in Sicilia, non riguarda una zona qualunque. Ma le colline di Santa Teresa e San Marco. Dove, dopo le ricerche avviate fin dal tardo XIX secolo, l’Eberhard Karls Universität di Tübingen, con l’autorizzazione della Soprintendenza dei beni culturali di Trapani prima e da alcuni anni del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, dal 1998 conduce indagini di scavo. Insomma un luogo che varrebbe poter fruire. Ma allora perché l’ordinanza? Un atto dovuto, da quel che si legge, oltre che dalle immagini che dell’area si trovano in rete. Dopo la richiesta, alla fine di giugno, da parte del Movimento Politico Leali per Pantelleria di “un intervento straordinario e urgente di discerbatura e bonifica”.
Nel provvedimento si fa riferimento alla circostanza “che dopo gli scavi degli ultimi anni non risulta effettuata alcuna operazione di messa in sicurezza” e “che da parecchio viene costantemente evidenziato il pericolo esistente nella zona e si è provveduto ad informare anche il Parco archeologico per l’adozione di adeguate misure di sicurezza”. Un completo stato di abbandono con permanenza di tutti pericoli da tempo esistenti, che il sindaco sostiene di aver rilevato al momento della sua elezione, alla fine dello scorso maggio. “La pericolosità era tale che non ho potuto fare diversamente. Nell’area ci sono delle cisterne, scavate per intero, che si aprono all’altezza del piano di calpestio. Non sono chiuse da alcuna grata e non esiste neppure alcuna recinzione che le delimiti. Capisce?” spiega il sindaco D’Ancona a ilfattoquotidiano.it le motivazioni della chiusura. L’area archeologica è davvero molto importante perché sulla sommità di quelle due alture, dalle quali era possibile controllare l’isola e l’area portuale, ci sono i resti dell’acropoli, con funzione principalmente residenziale, del centro punico e poi romano. L’antica Cossyra. Alla quale va riferita parte della cinta muraria e del sistema di terrazzamento con funzione difensiva. Mentre all’impianto urbano successivo all’occupazione romana si riferiscono diverse strutture monumentali.
Le indagini di scavo hanno rivelato anche materiali di grandissima rilevanza, a partire dai ritratti marmorei di Cesare, Antonia Minore e Tito, scoperti nel corso delle indagini dell’estate 2003. “Per noi Pantelleria è turismo, Pantelleria è cultura, Pantelleria è la nostra storia, la nostra identità”, ha spiegato agli inizi di agosto 2022 l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Alberto Samonà, inaugurando la sala dell’aeroporto di Pantelleria, nella quale sono stati esposti i ritratti, insieme ad altri materiali, grazie ad un accordo tra la Regione Siciliana, l’Aeronautica Militare, il Comune, il Parco Nazionale e l’Enac. I ritratti, degli autentici capolavori. Esposti anche, nel 2010, al British Museum di Londra.
Ma ora il sito dal quale provenivano è stato chiuso. Come si legge nell’ordinanza comunale, “Il Parco archeologico ha chiarito che il sito non può essere considerato visitabile in quanto zona di scavi e privo di un piano di valorizzazione e di utilizzazione”. Insomma il sito non è accessibile. Nonostante in rete si trovino commenti di turisti che hanno passeggiato nell’area, anche ad ottobre 2022. Nonostante ci siano associazioni locali che pubblicizzino in rete escursioni sull’isola che comprendono anche “uno straordinario sito archeologico”. Senza contare che sul portale del Parco Nazionale di Pantelleria si propone anche un itinerario archeologico che ha tra le tappe proprio l’acropoli di San Marco. “Nel nuovo bilancio cercheremo di individuare delle risorse per affidamento di un progetto di valorizzazione almeno parziale dell’area. Almeno che nel frattempo provveda la Soprintendenza”, spiega a ilfattoquotidiano.it il sindaco.
Il problema è di progettazione, è evidente. Ma anche di risorse esigue. Senza contare le competenze. Già perché le aree archeologiche di Pantelleria, istituite come parco archeologico nel 2018, dal 2019 fanno parte del Parco archeologico al quale appartiene anche Selinunte e le Cave di Cusa. Quanto l’archeologia di Pantelleria abbia beneficiato di questa unione non è chiaro. Al punto che recentemente anche il Movimento LeAli per Pantelleria ha chiesto di ritornare all’istituzione del Parco Archeologico di Pantelleria, distaccato dai siti di Selinunte e Cave di Cusa. Quel che è certo è che l’area archeologica sull’acropoli rischia di rimanere chiusa a tempo indeterminato. Per chi dovesse andare a Pantelleria questa estate, ci sarà il mare, ma non l’archeologia.