A poco meno di tre settimane dalla sentenza di condanna Piercamillo Davigo, attraverso i suoi legali, gli avvocati Davide Steccanella e Francesco Borasi, ha deposito il ricorso alla Corte d’Appello di Brescia contro la condanna del Tribunale bresciano, del 20 giugno scorso, ad un anno e 3 mesi mesi per rivelazione di segreto d’ufficio in merito agli ormai noti verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria. Verbali che in pieno lockdown il pm milanese Paolo Storari, assolto in via definitiva, gli aveva consegnato per autotutelarsi, a suo dire, da un freno messo alle indagini dai vertici del suo ufficio.

L’atto di impugnazione è stato depositato dai difensori giovedì scorso, anche prima della scadenza dei termini. “Ho letto la sentenza di condanna – ha spiegato l’avvocato Steccanella – e l’ho trovata profondamente sbagliata e per questo meritevole di essere impugnata nella convinzione che la Corte d’Appello assolverà il dottor Davigo, perché a mio parere non ha commesso alcun reato”.
Le “modalità quasi carbonare con cui” i verbali in formato word sono usciti “dal perimetro investigativo del dottor Storari”, aveva scritto nelle motivazioni il collegio presieduto da Roberto Spanò, tramite una chiavetta Usb consegnata all’allora componente del Consiglio superiore della magistratura Davigo, nella sua “abitazione privata (…) e le precauzioni” da questi “adottate in occasione del disvelamento ai consiglieri, avvenuto nel cortile del Csm lasciando prudenzialmente i telefonini negli uffici, appaiono sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale”. Ora la Corte bresciana dovrà fissare la data del processo d’appello, nel quale Davigo e la sua difesa punteranno a ribaltare la sentenza.

Il verdetto è stato emesso dal tribunale di Brescia nel processo per rivelazione e utilizzazione di segreto delle dichiarazioni dell’ex consulente esterno di Eni (già condannato per corruzione in atti giudiziari) che Storari riteneva non venissero indagate e approfondite dalla procura di Milano. Una convinzione – del tutto errata – che lo portò a contattare l’allora consigliere del Csm per denunciare l’inerzia dell’ufficio governato da Francesco Greco (archiviato). I verbali erano stati secretati. L’accusa per Davigo è di aver consegnato a varie persone – tra cui ex consiglieri di palazzo dei Marescialli, ma anche l’ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra – copie dei verbali d’interrogatorio in cui il faccendiere Amara riferiva dell’esistenza di una presunta loggia massonica di cui avrebbero fatto parte importanti esponenti delle istituzioni, della finanza e delle forze dell’ordine. Tutte persone che sono state, per la procura di Perugia, calunniate.

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