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Patrick Zaki arrestato, Sensi (Pd): “Mi fa molta rabbia il silenzio del governo Meloni. Non ha mai fatto niente, ora intervenga e prema sull’Egitto”

Mi fa molta rabbia il silenzio del governo. A fronte di una mobilitazione costante dei cittadini, dei partiti e del Parlamento sulla vicenda di Patrick Zaki, non c’è mai stata né oggi, né ieri neanche un’attenzione e nemmeno una spinta di questo governo nei confronti dell’Egitto. Il governo Meloni oggi è chiamato a fare quello che non ha fatto in questi ultimi mesi. Quindi, è chiamato a venire in Parlamento, a fare pressioni sul governo egiziano e a ipotizzare dei percorsi per poter non rassegnarsi a questa sentenza ingiusta“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Radio Radicale dal senatore del Pd, Filippo Sensi, oggi il primo a chiedere l’intervento dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sulla condanna e sull’arresto di Patrick Zaki in Egitto.

Sensi, che è intervenuto in Aula a Palazzo Madam chiedendo con forza una informativa urgente del ministro degli Esteri Antonio Tajani, riassume brevemente la travagliata vicenda giudiziaria dell’attivista egiziano, oggi portato via a fine udienza tra le grida della mamma e della fidanzata: “Non voglio pensare che questo sia l’epilogo, ma il primo tempo di un incubo che è cominciato nel 2020 e che è continuato per un anno e mezzo, quando Patrick Zaki è stato in carcere in condizioni effettive da tortura. Poi c’è stato un temporaneo sollievo con la sua liberazione dalla detenzione nel dicembre del 2021 – spiega – restando tuttavia sotto lo schiaffo dei giudici egiziani e rimanendo confinato in Egitto. A Patrick è stato impedito di poter viaggiare e tornare a Bologna, dove si è laureato qualche giorno fa, ma da remoto. Oggi, al termine di tutta una serie di rinvii e di udienze ogni volta rimandate, è arrivata questa mazzata. Non posso pensare a tutto questo come la fine di questa vicenda, ma come l’inizio di una nuova parte di battaglia e di resistenza di Patrick, ma anche ovviamente di tutta la comunità che si è mobilitata attorno a lui”.

E conclude: “Purtroppo il nodo dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto resta pieno, anche per la vicenda di Giulio Regeni, sulla quale le bugie, le prese in giro, le mezze verità, le connivenze non hanno ancora portato non solo a fare giustizia, ma anche chiarezza. Poi c’è stata la vicenda di Patrick che di fatto ha visto il governo Meloni non particolarmente attivo. Diciamo che non si tratta solo di questo in governo, ma di tutti i governi. C’è stata una iniziativa parlamentare per dare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki – chiosa – Abbiamo portato a casa una bella mozione ma è rimasta lettera morta. Si poteva fare? Si poteva fare. Non si è voluto fare? Non si è voluto fare. Abbiamo poi chiesto a questo governo di premere sull’Egitto per sollevare Patrick dal divieto di viaggio, cosa che peraltro in passato è stata concessa ad altri dissidenti egiziani. Anche questa è rimasta lettera morta: il governo non ha risposto ed è rimasto in silenzio“.