L’ondata di calore provocata dalla crisi climatica mette a rischio anche la salute degli operai. Stellantis ha deciso di mettere in libertà i lavoratori del reparto Panda nello stabilimento di Pomigliano d’Arco (Napoli), che già ieri si erano fermati spontaneamente per le condizioni del microclima che rendevano impossibile lo svolgimento delle attività. Stamattina le tute blu hanno lavorato in condizioni climatiche ottimali, mentre oggi pomeriggio le temperature, nel reparto Panda, sono risalite tanto da spingere l’azienda a mettere in libertà i lavoratori addetti, a partire dalle ore 16 L’azienda, nella serata di ieri, aveva incontrato i rappresentanti sindacali per la sicurezza per definire un piano per questi giorni di emergenza caldo, ed era stata assicurata l’accensione degli impianti di raffreddamento per 24 ore al giorno, oltre ad altre iniziative, come la distribuzione di bottiglie di acqua, e sconti sull’acquisto ai distributori di bevande energetiche.
Intanto di fronte all’ondata eccezionale di caldo bisognerebbe introdurre modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro, senza escludere il possibile ricorso alla Cigo per eventi climatici straordinari chiedono Cgil, Cisl e Uil alla ministra del Lavoro, Marina Calderone di fronte alle temperature elevate di questi giorni che hanno causato già due morti sul lavoro.
“L’ondata di calore che sta interessando il nostro Paese – ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – aumenta pericolosamente i rischi sulla salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e, purtroppo, ha già provocato due morti in questi ultimi giorni. Tutto questo è inaccettabile”. In realtà esistono già norme che prevedono la possibilità di chiedere la cassa integrazione ordinaria in caso di temperature superiori a 35 gradi (anche se solo percepite) ma la procedura va attivata dal datore di lavoro e spesso questo non avviene perché magari si sta cercando di adempiere in tempo utile alle commesse nel caso ad esempio dell’edilizia o di raccogliere in tempo frutta e verdura nel caso dell’agricoltura. “Le temperature eccezionalmente elevate (superiori a 35°), che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore, scriveva l’Inps nel 2017 in un messaggio tuttora valido, possono costituire evento che può dare titolo alla Cassa integrazione ordinaria”.
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