di Alessio Andreoli
Dopo aver letto le dichiarazioni del nostro ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini relative alla cosiddetta pace fiscale, non posso fare a meno di raccontare questo fatto vero che ha afflitto la giovane figlia di una mia conoscente.
La ragazza, che chiamerò Gloria, poco più che ventenne, ha la passione per la costruzione e la pittura delle unghie. Le piace moltissimo e ha fatto anche un corso per poter imparare meglio la tecnica, ha dato fondo ai pochi risparmi per acquistare gli strumenti più professionali e le materie prime per esercitarsi su tutti i parenti di genere femminile della famiglia. I risultati sono stati davvero entusiasmanti. L’utilizzo di adeguati strumenti e la creatività sono stati premiati al punto che Gloria decide di cercare un centro estetico che possa assumerla e iniziare così a lavorare.
Trova una parrucchiera già avviata da tempo che propone alle clienti anche la ricostruzione delle unghie. Quando chiede di essere assunta, all’inizio almeno con un contratto da stagista, la titolare incomincia a tergiversare, naturalmente garantisce che la assumerà ma ha bisogno di tempo, che deve parlare con il commercialista, che se ne sarebbe potuto parlare più avanti. Nel frattempo le chiede di iniziare così può valutare le sue competenze. Garantisce che avrà al suo fianco una collega esperta per qualsiasi necessità. Naturalmente non sarà pagata a ore ma in contanti con una piccola quota per ogni ricostruzione o refil (ritocco) fatto.
Gloria inizia, ma è lasciata subito sola ad arrangiarsi. Si rende conto che le attrezzature a disposizione e le materie prime sono piuttosto scadenti e lei non è abituata a lavorare con materiale di quel genere. In base a quanto imparato e a quanto vede fare dalle colleghe capisce che l’utilizzo di materiale scadente potrebbe anche creare problemi alle clienti, infatti la preparazione dell’unghia richiede un’azione di rimozione dello strato superficiale talmente profonda da ridurre lo spessore dell’unghia stessa ai minimi termini con evidenti rischi anche igienici. Inoltre, spesso gli appuntamenti presi dalla titolare sono un po’ ingarbugliati. La costringono ad essere l’ultima ad uscire dal centro creandole molto disagio, non avendo un contratto regolare né le conoscenze per mettere in sicurezza il centro alla chiusura serale.
Gloria fa presente la situazione ma la titolare sembra non voler sentir ragioni e in più le dà anche l’incarico “ufficiale”: quando è l’ultima a uscire (e capita spesso) deve spegnere tutte le luci, il condizionatore, chiudere la cassa ecc… Gloria, che è una ragazza molto responsabile, si lascia trascinare in questo coinvolgimento, usando un eufemismo. Ovviamente Gloria non è soddisfatta e non è più certa di voler continuare, anche perché l’assunzione resta una promessa.
A fine mese, nel momento in cui dovrebbe essere saldata per le prestazioni effettuate, informa la titolare che non è più sicura di voler proseguire. La titolare sospende subito il saldo del dovuto. Incomincia a mandarle foto e messaggi di clienti che pare si lamentino dei lavori fatti e non vuole liquidarla fino a quando non ha raccolto tutte le lamentele, volendole addebitare tutti i lavori fatti di cui ha ricevuto lamentela. Il tutto via messaggio. Minaccia addirittura di volerle far pagare il danno di immagine.
Diffida perentoriamente Gloria dal presentarsi ancora al centro estetico, per qualsiasi motivo. Mentre questa ragazza mi racconta la sua disavventura le chiedo se nel centro venivano rilasciati gli scontrini al pagamento della prestazione, mi risponde: “Solo quando la cliente chiedeva di pagare col Pos”.
Arrivo quindi alla conclusione: sono certo che non tutte le partite Iva siano degli evasori fiscali o schiavisti sfruttatori di giovani volenterosi, ma questa storia non dovrebbe far riflettere solo noi cittadini, dovrebbe far riflettere soprattutto le istituzioni e in particolare il nostro ministro delle Infrastrutture Salvini, che a quanto pare non è solo esperto di ponti ma anche di fiscalità.