“Giorgia Meloni dovrebbe domandarsi che cosa è rimasta di quella destra legalitaria e antimafia a cui aderì da ragazzina. E dovrebbe anche chiedersi che cosa ha fatto lei per impedire la berlusconizzazione di quella destra legalitaria trasformandola nel partito dell’impunità delle classi dirigenti“. Sono le parole del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, ospite de L’aria che tira (La7), dove ha presentato il suo ultimo libro, Il Santo (ed. Paper First).
Travaglio premette che non ha mai dubitato della sincerità di Giorgia Meloni quando racconta di aver deciso di fare politica a seguito dello shock per le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ma inevitabilmente si sofferma sulle sue ultime scelte politiche e sulle discusse parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Il concorso esterno in associazione mafiosa riguarda i mafiosi col colletto bianco, cioè quelli che non hanno bisogno di affiliarsi a Cosa Nostra, ma la sostengono stabilmente dai loro posti di potere. Non sono stato mica io a decidere di candidare in Fratelli d’Italia Carlo Nordio, che è un berlusconiano dentro doc e perfetto – continua – Non sono stato mica io a decidere di scegliere lui come ministro della Giustizia. È stata lei. Adesso se ne pentirà amaramente, perché un ministro che conosca la storia di Fratelli d’Italia e che abbia un minimo di intelligenza non fa un’uscita come quella sul concorso esterno per mafia alla vigilia della strage di via D’Amelio. Ha fatto da scalda-pubblico all’incontrario”.
Il direttore del Fatto sottolinea: “Il voler tipizzare il concorso esterno per mafia con una norma è un’altra leggenda metropolitana che ha diffuso Berlusconi quando hanno beccato il suo braccio destro, Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni in via definitiva. Non c’è bisogno di tipizzare un bel niente, è tutto già molto chiaro, perché il concorso esterno per mafia è come il concorso in omicidio, il concorso in rapina a mano armata, il concorso in truffa. È, insomma, come il concorso in qualsiasi reato”.
E chiosa: “Se fai un atto a favore della mafia consapevolmente, è un favoreggiamento. Se da medico, da professore, da prete, da imprenditore o da politico sei stabilmente al servizio della mafia, senza esserti affiliato con la cerimonia della ‘punciuta’ e della ‘santina’, sei concorrente esterno alla mafia. Sei cioè esterno, ma sei un mafioso in servizio permanente ed effettivo. Vogliono abolire questo reato semplicemente perché hanno uno di Forza Italia in galera, Antonio D’Alì, condannato definitivamente a 6 anni, e perché hanno Dell’Utri che si è fatto 7 anni e non vede l’ora di ripulirsi la fedina penale“.