Il pubblico ministero padovano Silvia Golin aveva chiesto quattro anni di reclusione per l’ex direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, a causa di un finanziamento da 20 mila euro a beneficio della Fondazione Sanità Pubblica della Regione. La Procura aveva, infatti, contestato il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità al potente manager, che oggi è direttore generale di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari nazionali. Imputata assieme a lui era anche l’amica Alessandra Stefani, dipendente dell’Unità sanitaria locale di Vicenza, in distacco presso la Fondazione. Entrambi sono stati, invece, assolti dal giudice per l’udienza preliminare Claudio Marassi perché il fatto non sussiste.

Il processo si è svolto con rito abbreviato. Secondo l’ipotesi dell’accusa, il finanziamento non era previsto a bilancio, tanto che per dar corso al contributo alla Fondazione si cercò di evitare una possibile contestazione da parte della Corte dei Conti. Mantoan vi aveva dato corso per soddisfare la richiesta dell’amica e aveva fatto cessare dal luglio 2020 un compenso aggiuntivo, pari alla stessa somma, per il ruolo del vicario di direzione della Fondazione, che era ricoperto all’epoca da Giovanni Favarin. I difensori hanno sostenuto che non vi fosse nessun illecito nel comportamento di Mantoan, anche perché il finanziamento andava a beneficio di una struttura regionale.

Nell’inchiesta, che era scaturita da alcune intercettazioni telefoniche legate a un’indagine per gli appalti delle mense ospedaliere, era rimasta coinvolta anche Patrizia Simionato, allora direttore generale di Azienda Zero, il potente braccio operativo della giunta regionale in materia di sanità pubblica, ed oggi direttore generale dell’Ulss di Rovigo. Non avendo chiesto il rito alternativo, nel suo caso il giudice doveva pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio. Simionato è stata prosciolta.

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