“Siamo a conoscenza del disegno di legge italiano, presentato dal Consiglio dei ministri il 15 giugno 2023, che propone alcune modifiche alle disposizioni che regolano i reati contro la pubblica amministrazione. Come spiegato nel Rapporto sullo Stato di diritto 2023, queste modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero avere un impatto sull’efficace individuazione e lotta alla corruzione”. La riflessione critica che arriva da Bruxelles era nell’aria ed era attesa. Un portavoce della Commissione Ue in merito al ddl Nordio che dopo la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà inviata alle Camere dice: “Continueremo a seguire gli sviluppi. La lotta alla corruzione è una priorità assoluta per la Commissione. A maggio abbiamo adottato un pacchetto di misure anticorruzione per rafforzare la prevenzione e la lotta alla corruzione”, ricorda Palazzo Berlaymont. Quella dell’abuso d’ufficio, dopo la tagliola imposta dal guardasigilli, è una fattispecie che negli anni è stata via via depotenziata. Un raggio di azione che con la riforma varata nel 2020 si è andato ulteriormente restringendo fino ad arrivare alla proposta di abrogazione contenuta nella riforma firmata da Nordio. Negli ultimi cinque anni i procedimenti per abuso d’ufficio sono scesi quasi del 40% e i fascicoli finiti archiviati dagli uffici del gip raggiungono circa l’85%.

Per il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, a capo di uno degli uffici giudiziari più grandi d’Italia, il reato può essere assimilato al principio del “favoritismo”. “L’abuso d’ufficio – ha affermato Lo Voi davanti alla commissione Antimafia – è uno di quei reati che vengono commessi per l’affidamento dell’appalto sui rifiuti, la mensa nella scuola, la riparazione delle strade” aggiungendo che la fattispecie “sia un reato spia di altri reati più gravi. E quindi serva mantenerlo. Non contesto questa tesi, ma mi permetto di affermarne un’altra. Non è un reato spia, ma un reato fine”. Negli ultimi mesi la procura capitolina ha contestato il reato soprattutto nell’ambito di indagini su tentativi di truccare concorsi pubblici. Dal canto suo l’Anm resta critica. Una posizione che ribadita anche oggi dal presidente, Giuseppe Santalucia. “Che sia una fattispecie che merita attenzione e che possa anche essere migliorata non c’è dubbio, ma l’abrogazione totale suscita molte perplessità”, ha affermato spingendosi anche a delineare uno scenario futuro e portando l’esempio di chi violerà, in ambito di affidamento diretto di un lavoro pubblico, il divieto di astensione. “Oggi anche il dovere di astensione, quando ci sono interessi personali, deve essere osservato, a pena di una sanzione penale, domani non sarà più così e questo mi sembra abbastanza eccentrico”, ha aggiunto.

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