“Serve un protocollo per cassa integrazione e smart working per i lavoratori, come durante il Covid-19″. Sono le proposte del presidente di Confindustria Carlo Bonomi per fronteggiare l’emergenza caldo. Difficile capire l’utilità dello smart working per i lavortori più interessati al problema, ossia chi lavora nei campi o nei cantieri oltre a magazzinieri, rider ed operatori della logistica. La possibilità di accesso alla cig per eventi estremi esiste già ma, a detta anche dei sindacati, andrebbe semplificata. Sta di fatto che il presidente degli industriale non accenna a misure che possono essere prese direttamente dalle imprese ma invoca altri sostegni pubblici. “Pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che devi fa riflettere tutti, non è un tema solo delle associazioni datoriali, è un tema dei sindacati ed è un tema del governo”, dichiara il presidente di Confindustria. “Non c’é tempo di discutere protocolli. Serve subito un decreto legge che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 °C”, afferma il segretario della Uil Pierpaolo Borbardieri con un post sui social.
“È possibile attivare la Cig anche per una temperatura sotto i 35 gradi se si lavora sotto il sole o se l’umidità dell’aria aumenta il valore del caldo percepito. Bisognerà infatti tener conto della tipologia di attività svolta e delle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori”, questa l’indicazione contenuta in un nuovo ‘messaggiò dell’Inps diffuso “in considerazione dell’eccezionale ondata di calore e dell’incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull’eventuale sospensione o riduzione delle stesse con riconoscimento del trattamento di integrazione salariale”.
Resosi conto dell’emergenza climatica, Bonomi comunque frena sugli interventi per fronteggiarla. La transizione energetica è “sicuramente una grande opportunità” ma deve andare di pari passo con “la sostenibilità sociale ed economica, se no crolla tutto” dice a Sky tg24 . Bonomi cita lo stop alle auto a combustibile previsto per il 2030: “Se spengo 70mila posti dell’automotive, non è che il giorno dopo ne trovo altri 70mila. Bisogna ricollocare i lavoratori, formarli. È questo il problema: l’Europa non ha considerato questi temi”.
Bonomi se la prende anche sul Pnrr che “Non va nella giusta direzione, lo abbiamo sempre sostenuto”. Quanto al salario minimo, Bonomi afferma: “La direttiva Ue sul punto aveva due obiettivi. Il primo era intervenire sui Paesi dell’Est che fanno dumping sul costo salariale. Il secondo era regolamentare il salario tra i vari Stati membri. Su questo aveva dato un parametro: 60% della mediana dei salari. I salari bassi ci sono ma non sono quelli di Confindustria”, sottolinea. “I nostri superano tutti i 9 euro, quello dei metalmeccanici è quasi a 11 euro (lordi orari, ndr)”. Confindustria chiede di nuovo un taglio al cuneo fiscale (ossia i contributi e le tasse versate dall’azienda per conto del lavoratore che di fatto ne sopporta tutto il carico) che vada anche a favore delle imprese.Nessun accenno alla drammatica perdita di valore reale delle buste paga a tutto vantaggio dei datori di lavoro.