Ancora braccianti agricoli sfruttati nel Foggiano: è quanto emerge dalle indagini della Procura di Foggia, sfociate nell’esecuzione di sette provvedimenti di sottoposizione a controllo giudiziario nei confronti di altrettante aziende agricole. “Decine di lavoratori di varie etnie” sottoposti ad “attività di reclutamento, trasporto e controllo” approfittando del loro stato di bisogno e condizione di precarietà – si legge nella nota del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Foggia e dell’Ispettorato del Lavoro che hanno eseguito i provvedimenti – “in violazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro in maniera gravemente sproporzionata rispetto alla qualità e quantità del lavoro prestato”. Giornate lavorative di circa 8 ore, dedicate alla raccolta di ortaggi nelle campagne, a fronte di un salario di 4 euro l’ora.
Un’emergenza che non accenna ad attenuarsi e che si fonde con il tema della precarietà abitativa, con l’incendio nella baraccopoli di Borgo Mezzanone scoppiato giusto nella giornata del 20 luglio. Nessuno è rimasto ferito ma le fiamme hanno distrutto una ventina di alloggi, luoghi in cui trovano rifugio centinaia di migranti e braccianti agricoli stagionali. Sul punto interviene la Cgil Puglia, che annuncia: “Dalla prefettura abbiamo avuto garanzia dell’installazione di 150 case mobili per una capacità di 400 posti entro una settimana, cui faranno seguito altre 200 per un totale di 1.000 possibili ospiti”. “In questo periodo di alte temperature e aumento della presenza di lavoratori sarà garantito un presidio dei Vigili del fuoco con lo studio di percorsi agevolati dentro il villaggio per i mezzi antincendio. Inoltre – aggiungono – si procederà alla bonifica di sterpaglie nei dintorni della stessa pista. Abbiamo inoltre chiesto, per chi ha perso i documenti, il rilascio in tempi rapidi di nuovi documenti”.
Per la segretaria generale della Cgil Puglia Gigia Bucci e il segretario generale della Flai Cgil Puglia Antonio Gagliardi, sono ancora molti i passi da compiere sul piano “culturale e legale”, ma la legge 199 del 2016 relativa a lavoro nero e sfruttamento rimane un punto fermo: “Basta pensare di poter competere sul mercato sfruttando le persone, evadendo contratti, contributi, trasformandosi in parassiti della collettività. Più che spendere il proprio tempo ad attaccare la legge 199 le organizzazioni datoriali collaborino a qualificare un settore fondamentale e prezioso per la nostra economia”. “Come sempre – proseguono – si ricorre allo stato di bisogno di lavoratori e lavoratrici stranieri per reclutarli per pochi euro l’ora con giornate infinite e condizioni generali di trasporto sempre insicure. In questi anni molte denunce sono partite proprio da nostre segnalazioni, grazie alle denunce ricevute da lavoratori sfruttati che sempre più si fidano nella nostra azione di rappresentanza”, rivendica il sindacato.