Mondo

Ucraina, certamente la guerra finirà e saranno gli interessi geopolitici americani a farlo accadere

di Stefano Briganti

Ad Helsinki Biden ha affermato che la guerra russo-ucraina non durerà per anni e anni. Le sue convinzioni si basano sul fatto che Mosca non avrà più sufficienti risorse per continuare il conflitto. Da ciò che ha affermato Blinken sono invece le munizioni occidentali a scarseggiare. Questa è una delle (assurde) giustificazioni con la quale gli Usa hanno dato le bombe a grappolo a Kiev, le stesse che, quando si ritenne fossero usate da Mosca, fecero gridare al crimine di guerra. Per quanto riguarda gli uomini dell’esercito ucraino, non è dato sapere se sono in numero sufficiente per sostenere ancora anni di guerra dal momento che, sebbene nessuno ce lo dica, muoiono anche loro.

Si sa che le informazioni che ci vengono date sono di propaganda e come tali vanno lette, ma è un dato di fatto che le azioni dell’Occidente, con la guerra economica e con quella fisica, dopo 500 giorni di conflitto non hanno portato agli effetti che ogni volta ci hanno detto avrebbero prodotto.

Biden ha anche detto che Mosca ha già perso la guerra, sebbene sul campo di battaglia il fiume di armi occidentali non ha portato alla sconfitta russa mentre si continua a spargere sangue. Quello che Biden probabilmente intendeva dire è che gli Usa hanno già vinto la loro guerra contro Mosca e su questo ha pienamente ragione. Nel discorso del 3 maggio 2022 Biden disse: “Signori, c’è una guerra in atto nel mondo. Una guerra tra autocrazia e democrazia e la democrazia prevarrà”.

La vittoria Usa, come sempre mascherata da nobile conflitto del bene contro il male, riguarda la sua sfera di interessi e il mantenimento di un ordine mondiale unipolare a trazione americana-democratica. La guerra è stata utilizzata come un cuneo che ha spezzato tutti i legami tra l’Europa e la Russia. Le forniture di fonti energetiche russe all’Europa saranno sostituite principalmente dal Gnl americano. Sono già definiti contratti a lungo termine che garantiranno agli Usa investimenti miliardari per costruire nuovi impianti di estrazione gas (fracking), liquefazione e terminal di carico. I 45 miliardi di armi forniti a Kiev da Washington e i 22 da Ue e Uk, tutti bruciati in Ucraina, dovranno essere rimpiazzati. E’ stato cavalcato il conflitto per far tornare in vita gli spettri della guerra fredda nell’est Europa e costruire una implacabile russofobia nel continente.

La Russia è stata definita dalla Nato come la più grande minaccia alla sicurezza (senza però dare solide motivazioni future) e questo giustificherà un aumento della spesa in armamenti da parte di tutti i Paesi dell’alleanza per gli anni a venire. Non a caso i primi cinque produttori di armi al mondo sono americani. Così la dipendenza politica ed economica dell’Europa dagli Stati Uniti è aumentata di molto.

Certamente la guerra finirà e saranno gli interessi geopolitici americani a farla finire. E’ vero che Kuleba e Zelensky in pubblico dicono che non possono considerare altri scenari se non la vittoria, ma gli Usa oggi sembra che la pensino diversamente. Così a giugno Burns, il capo della Cia, ha svelato il piano discusso a Kiev con Zelensky che, a fronte di una controffensiva che dia risultati, prevede dei negoziati in autunno per un cessate il fuoco. Un piano pensato dallo stesso presidente che ha sempre bollato come irricevibili tutte le proposte di pace che prevedono un congelamento del conflitto. Biden, in campagna elettorale, vuole intestarsi il risultato di aver portato Kiev a una posizione negoziale che permetta di fermare la guerra. Ma non è affatto detto che la Russia accetti solo un cessate il fuoco, perciò dipenderà tutto da cosa gli Usa sono disposti a negoziare e a sottoscrivere con Mosca per ottenerlo. Zelensky, l’Inghilterra e la Ue (che gestirà i Paesi baltici) si allineeranno e Washington e Mosca lo sanno.

Di certo comunque c’è che nel continente europeo la pace è ormai perduta e per i decenni a venire sarà soffocata da un sentimento di rancori e odi reciproci al di là e al di qua dei confini ovest russi.

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