Dazn aumenta di nuovo i prezzi, il tifoso piange miseria e strepita contro l’ennesimo salasso. Eppure la Serie A è il torneo meno caro d’Europa, almeno a guardare gli altri top campionati. Basta farsi un giro dall’Inghilterra alla Spagna per accorgersi che, tra doppi e tripli abbonamenti a cifre che non scendono mai sotto i 50 euro al mese, tutto sommato gli appassionati della Serie A sono quasi dei privilegiati.
Tre abbonamenti per mezza Premier – La Premier League è un universo a parte: campionato stellare, club che spendono cifre esorbitanti, e anche le partite in tv di conseguenza si pagano. Per vedere il campionato inglese servono addirittura tre diversi abbonamenti, a Sky, Tnt e Amazon, e non bastano neppure per tutti i match, visto che solo 200 delle 380 partite totali hanno copertura televisiva. Una scelta ben precisa della Lega per valorizzare la presenza negli stadi. L’anno scorso, ad esempio, fece scalpore il caso dell’Arsenal che nel bel mezzo della corsa scudetto si ritrovò con appena una gara in tv in un mese e mezzo. Un altro mondo, insomma. Amazon ha due giornate l’anno, quindi in teoria l’abbonamento a Prime si potrebbe fare solo per quei due mesi in questione. Anche volendo limitarsi a Sky e Tnt i costi sono alti: difficile fare una comparazione, perché il calcio viene venduto sia singolarmente che abbinato ad altri canali o alla fibra. In generale, ciascun pacchetto costa circa 30-35 euro al mese, per averli entrambi bisogna spendere oltre 50 euro (più accessori vari).
In Spagna per Liga e Champions servono 45 euro – I diritti della Liga erano stati divisi a metà tra Telefonica e Dazn (anche qui fiume di proteste), che poi però hanno trovato un accordo fra loro. Oggi un abbonamento a Movistar+ permette di guardare tutte e 10 le partite a giornate su i due canali che le trasmettono (quello della Telco e quello di Dazn incorporato nella piattaforma). I prezzi sono in linea con quelli italiani: 32 euro al mese per un solo dispositivo, quindi più della Serie A che per l’account singolo, col pagamento annuale in unica soluzione, è a quota 25 euro, e col pacchetto plus costa 37 euro divisibili in due. Il vero vantaggio per gli spagnoli è che con 45 euro si aggiunge anche la Champions League (che in Italia invece è di Sky e fa lievitare sensibilmente il costo mensile per avere tutto).
La Francia cheap per il disastro MediaPro – La Ligue1 ha avuto enormi problemi (altro che il bando della Serie A), dopo il fallimento di MediaPro, che aveva acquistato tutti i diritti e poi ha mollato in epoca Covid. Il campionato ha traslocato su Amazon ma ciò si è accompagnato a un crollo del valore del prodotto. Prime è economico: 15 euro al mese per il Pass Ligue1, oltre al costo fisso dell’account. Se ci si accontenta di vedere 8 partite su 10, ce la si cava a buon mercato. Le restanti due però sono su Canal+, che trasmette anche la Champions e gli altri principali tornei, a 35 euro al mese. Per vedere tutto insomma bisogna spenderne circa 55.
La Bundesliga tra Sky e Dazn (che costa) – Il campionato tedesco è diviso per giorni: il sabato è su Sky, a 25 euro al mese; venerdì e domenica su Dazn, che pure qui l’anno scorso ha portato il suo canone da 19 a 30 euro mensili, e chissà che non aumenti di nuovo sulla scia dell’Italia. Il totale è sempre sopra quota 50.
Olanda e Portogallo per spendere meno – I prezzi scendono solo se passiamo dai cosiddetti top campionati a quelli minori. Il Portogallo è ancorato a un sistema primitivo, in cui i club vendono ancora i diritti ognuno per conto proprio, che verrà superato a breve dal governo con la centralizzazione per diminuire le disuguaglianze tra piccoli e grandi club,. I match di 17 squadre su 18 sono disponibili su Sport Tv a prezzi irrisori, 8 euro al mese. Il Benfica invece si vede su Benfica Tv, disponibile su Nos a 11 euro al mese. Stesse cifre in Olanda: l’Eredivisie è trasmessa da Espn Nederland, che viene offerta in pacchetto un po’ da tutti i provider: un voucher costa circa 10 euro al mese. Una pacchia per i tifosi. Già, ma anche la Lega incassa molto meno, perché ha venduto i diritti ad appena 150 milioni a stagione a fronte del miliardo scarso della Serie A, e infatti i suoi club sono il supermercato dei nostri.
Gli aumenti in Italia e i numeri del sistema – Si tratta di una comparazione empirica, che non tiene conto di tante variabili (come le offerte in bundle), o di un fattore cruciale come il prodotto interno lordo del Paese e il salario medio dei cittadini: è evidente che 45 sterline in Inghilterra non pesano sulle tasche del tifoso come 45 euro in Italia. Emerge comunque un dato: si può discutere della qualità del servizio e del valore del prodotto, ma la Serie A non è poi così cara se paragonata al resto d’Europa. I nuovi aumenti non piacciono, ma sono fisiologici per il sistema. Per vendere il calcio a 20 euro al mese e comprarlo ad almeno 700-750 milioni a stagione (la cifra che la Lega chiede al player principale per un’esclusiva importante), ci vorrebbero più di 3 milioni di abbonati. Che però in Italia non ci sono e non ci sono mai stati: ai tempi d’oro Sky sfiorava i 5 milioni di clienti, ma di questi solo la metà erano per il pallone. Dunque 2,5 milioni. Poi con l’avvento di Dazn, i disservizi tecnologici, gli aumenti e il campionato flop dell’ultimo anno, la platea si è ristretta a 1,6-1,7 milioni. Con questi numeri aumentare le tariffe è inevitabile per far quadrare i conti. Forse bisognerebbe sposare un modello completamente diverso, la distribuzione diffusa su tante piattaforme, per abbattere i prezzi aumentando il bacino di utenza, ma è una scommessa difficile da vincere. Poi c’è sempre un’alternativa: abbassare i prezzi delle partite in tv ma anche quelli dei diritti, cioè meno soldi per la Lega Calcio e quindi per le squadre del cuore, costrette a ridimensionarsi, come in Olanda o Portogallo. Ma siamo certi che anche così i tifosi si lamenterebbero.