Una vita considerata “troppo occidentale”, la minaccia di un matrimonio forzato e il sogno di poter continuare a studiare, diventare medico e poi chissà. Sta facendo il giro del web la storia di Amina, una 18enne italiana, nata da una famiglia di origini marocchine e residente a Castelnuovo Cilento, in provincia di Salerno che, dopo aver sostenuto l’esame di maturità, passato con il massimo dei voti, ha deciso di fuggire dalla sua famiglia, sua madre e sua sorella, per emanciparsi e sfuggire al controllo repressivo dei famigliari.
Orfana di padre da anni, è Amina stessa a raccontare su Gofundme, dove ha già raggiunto quasi 8mila euro di donazioni, la sua situazione. Dopo aver scoperto la sua relazione con un coetaneo e il suo modo di vestirsi come “un’adolescente occidentale”, la mamma e la sorella, secondo il suo racconto, hanno trasformato la sua vita in un incubo fatto di botte e umiliazioni verbali, fino ad annunciarle che dopo il diploma superiore avrebbe dovuto per forza interrompere gli studi e sottoporsi a una visita per “controllare” se fosse ancora vergine o meno, costringendola, in caso contrario, a un matrimonio forzato riparatore.
Da qui la decisione di Amina, che al raggiungimento dei 18 anni lo scorso marzo aveva ricevuto la cittadinanza italiana, una volta conclusa l’ultima prova della maturità al liceo scientifico di Vallo della Lucania, di scappare, approdando prima in un centro antiviolenza e poi lasciando anche quello. Poi, tre giorni fa, l’uscita della raccolta fondi, nella quale Amina racconta nel dettaglio le sue sofferenze e tutta la storia che l’ha portata a scegliere di abbandonare la famiglia e a chiedere dei fondi, che le serviranno per frequentare l’università e diventare medico.
“Tre mesi fa, quando la mia famiglia ha scoperto attraverso una conoscente che ero fidanzata e che mi vesto come una adolescente occidentale, la situazione è degenerata” racconta Amina. “Quel giorno è stato un incubo. Appena tornata a casa ho provato una paura indescrivibile. Incrociavo solo sguardi d’odio, di delusione e di rabbia. Mia sorella ha iniziato a picchiarmi in faccia, io riuscivo solo a piangere, ma le parole mi hanno colpito più forte dei pugni che ricevevo in continuazione”. “Hai portato disonore alla famiglia”, “se papà fosse ancora vivo ti avrebbe odiato”, “per noi sei morta”, sono solo esempi delle parole umilianti che la giovane è stata costretta a subire da quel giorno in avanti. Nella stesso testo della raccolta fondi, Amina spiega poi di aver convinto la madre e la sorella a farle finire il liceo, fino alla maturità, anche per non insospettire la scuola con un eventuale abbandono inaspettato a pochi giorni dalle prove. Tra le minacce, appunto, anche quella di portarla, dopo l’esame di maturità, da un medico per scoprire se fosse ancora vergine. In caso contrario, racconta, “avrebbero subito riparato ‘l’errore’ commesso, facendomi sposare qualcuno all’istante”. “Non erano minacce al vento, sapevo che non erano mai stati più seri di così”, dice ancora Amina, la cui paura più grande, però, è quella di non poter studiare. Tanto che, spiega, la raccolta fondi serve proprio a quello: “Questi fondi verranno utilizzati per la mia istruzione, insieme a quelli che accumulerò da sola lavorando senza studiare fino al prossimo anno, ed insieme ad eventuali bonus; in modo che possa diventare ciò che avevo promesso a mio padre da piccola. Farò di tutto per mantenere la promessa. Ho già ottenuto la mia libertà ma per poter essere esercitata ho bisogno di avere la mia indipendenza economica“.
Anche il sindaco di Castelnuovo Cilento, Eros Lamaida, è intervenuto sulla vicenda definendo Amina una “ragazza gioiello” e raccontando che la famiglia si è trasferita da qualche anno in un alloggio popolare del comune e che è “ben inserita nel contesto sociale”. Il primo cittadino ha aggiunto che in questo momento Amina è “seguita da un centro antiviolenza” e “ci sono indagini in corso da parte dei carabinieri“. “Tutto il Cilento” è accorso in suo aiuto per sostenerla in questo momento di assoluta difficoltà, ha concluso Lamaida.