“Meglio così, non è un osso umano. Mi hanno comunicato pochi giorni fa l’esito. Un’antropologa ha riconosciuto l’origine animale”: parla a FQMagazine Antonio Rosati, il papà di Alessia, in riferimento all’osso ritrovato nel Parco delle Valli a Roma, dove erano stati condotti da una medium che aveva percepito in quel luogo la presenza della figlia scomparsa. La studentessa romana, non è più tornata a casa da quel 23 luglio del 1994, quando si chiuse alle spalle la porta della casa in via Val di Non, nel quartiere di Montesacro, dove viveva con i genitori e il fratello. Aveva 21 anni ed era iscritta alla Facoltà di Lettere della Sapienza. Dopo quasi 30 anni di ricerche inefficaci, i suoi genitori non hanno perso la forza di cercarla anche attraverso mezzi non convenzionali. Si erano affidati al soprannaturale, hanno chiamato una medium che li ha guidati nel Parco delle Valli. La sensitiva conosceva un’associazione cinofila specializzata in questo tipo di ricerche. Sono andati agli inizi di marzo, tre conduttori con tre cani. Sono stati attirati da un cespuglio di gelsomino dove poi è stato trovato un frammento osseo, che però è di origine animale. Il suo destino resta quindi un mistero irrisolto.
Una famiglia serena – il padre era vigile urbano e la madre, dipendente della Regione Lazio – spezzata da questo evento tragico di cui non si riesce neanche a individuare la ragione. Una scomparsa davvero immotivata, misteriosissima e che forse affonda la sua motivazione nei legami che la ragazza aveva sviluppato negli ambienti legati ai movimenti dell’estrema sinistra romana. Frequentava il Forte Prenestino e il Villaggio Globale. Era appassionata alla politica, e la si poteva incrociare nelle cosiddette “aulette blu” de La Sapienza in quegli anni. Aveva contatti anche con “Hai visto Quinto?” e ad Autonomia operaia in via dei Volsci, a San Lorenzo. “Torno a pranzo, così partiamo assieme per andare a casa di nonno in Umbria”: è stata l’ultima frase di Alessia ai genitori e al fratello la mattina del 23 luglio 1994. Poi, è uscita per accompagnare un’amica a dare un esame e non è mai più tornata. La stessa, una volta chiamata in causa, non ha saputo aggiungere nulla di rilevante alle indagini. Anzi, per anni ha omesso di averla riaccompagnata fin sotto casa quel giorno.
L’inchiesta è stata riaperta nel 2019 dalla Pm Alessia Miele della Procura di Roma, in ragione di nuovi elementi emersi dalla dichiarazione di Marco Accetti. Il fotografo romano con precedenti penali per aver travolto e ucciso il piccolo Josè Garramon nel 1983, si era anche accusato dei rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ma senza fornire mai una prova a riguardo. Disse di aver conosciuto Alessia nel 2015, di averla ospitata a casa sua e di sapere che fu rapita dai servizi segreti per farne oggetto di ricatto nell’ambito delle tensioni esplose nel Sisde nel 1994, in seguito allo scandalo dei fondi neri. Accetti ha tracciato dei collegamenti anche con altri casi di scomparsa tra cui quello di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ma senza portare a nulla di riscontrabile attraverso le indagini. “La mia idea – ci spiega lo scrittore e giornalista Mauro Valentini che da anni segue la vicenda di Mirella Gregori a cui ha dedicato un libro d’inchiesta – è che la sua storia sia avulsa rispetto ai casi di scomparsa a cui è stato associato. Alessia ha una storia personale completamente diversa e lontana da ogni collegamento con quei casi di cronaca. Purtroppo qualcuno fa del chiacchiericcio inventando dei romanzi d’appendice quando invece si dovrebbe capire perché non si è fatta nessuna indagine su questa vicenda ma si è archiviato tutto, semplicemente perché era già maggiorenne. Alessia avrà avuto dei conflitti come tutti gli adolescenti ma dubito volesse far precipitare per 30 anni i suoi genitori nel baratro per pura ripicca. Molto probabile che parliamo di un ennesimo omicidio mascherato da scomparsa. La mia sensazione è che sia accaduto qualcosa di grave ad Alessia”.
L’ultima e unica traccia rimasta è una lettera di addio che Alessia spedì all’amica Claudia che l’avrebbe ricevuta alcuni giorni dopo la sua scomparsa. Nello scritto, Alessia confessò all’amica di voler partire per l’Europa in compagnia di “un ragazzo che è stato molto importante per me” e ammetteva di “non sapere quando tornerò”.
“Nel ‘94 non fu fatto niente a causa di quella lettera, presero palla al balzo per chiudere tutto, pensando fosse un allontanamento volontario. Io penso che potrebbe essere iniziata così, che Alessia abbia fatto una prova ma non so se poi è riuscita a tenere il gioco in mano”, ci dice Antonio Rosati. Dalla testimonianza resa alle autorità anni fa da un’amica di Alessia venne fuori che la emerge che Rosati aveva avuto una relazione sentimentale con tale “Bugia”, anche lui nel giro dei centri sociali romani. “Non abbiamo idea di chi possa essere – aggiunge il padre di Alessia – e nessuno ci ha mai detto nulla, nessuno si è mai affacciato a dire qualcosa in questi anni, è come se Alessia non avesse mai vissuto. Se qualcuno ci avesse dato qualche traccia avremmo avuto un punto di partenza e invece ci siamo attaccati a quello che sapevamo. Dovrebbe essere uno dei ragazzi all’epoca che frequentavano “Hai visto Quinto” ma lì adesso c’è un supermercato, non siamo mai riusciti a sapere chi fosse. Alessia era una ragazza molto indipendente, conoscevamo Claudia e qualche compagno di scuola. Quando era all’Università ha anche pubblicato un libretto insieme ad altri suoi colleghi, per ricavare soldi per aiutare nella difesa un loro compagno accusato per qualcosa. Mi attaccai a quei nomi lì, era luglio era in piena estate. Quei ragazzi sono venuti da me ma non sapevano nulla. Se Alessia è scappata, un motivo ci sarà. Mia figlia ha un po’ bruciato le tappe, era molto attiva politicamente. L’attesa è sempre più fievole, io non mi aspetto più niente. Non so neanche se sia ancora viva. 30 anni sono troppi, potrebbe esserle accaduto di tutto, forse è morta all’estero. Quando non hai nulla sbatti la testa dappertutto. Quando io e mia moglie non ci saremo più, non ci sarà più nulla di lei”.
Analizzando la sopracitata lettera, la grafologa Livia Cappelletti, specializzata in grafologia criminalistica, ha tracciato un profilo della ragazza. “Alessia è una ragazza sensibile e allo stesso tempo concentrata sui suoi obiettivi”, ci spiega la Cappelletti. “Porta avanti le sue convinzioni con determinazione facendosi coinvolgere pienamente sia sotto l’aspetto pratico che sotto il profilo emotivo. È naturalmente predisposta ai rapporti interpersonali, socievole ed altruista ma tende a valutare chi ha di fronte prima di dare fiducia. La ragazza in quei giorni attraversa una fase di opposizione e rivendicazione, vive un contrasto interno tra ciò che vorrebbe fare ed il peso della responsabilità che sente addosso. Il periodo è carico di timori, insicurezze e frustrazioni, che Alessia esterna con sbalzi di umore ed una evidente emotività. Non è una ragazza impulsiva, pondera bene le situazioni, pianifica e organizza. Pertanto questo suo aspetto del carattere esclude una fuga improvvisa e non premeditata. La scrittura procede in modo fluido e naturale, non sono presenti segni di eccessiva costrizione o tratti particolarmente alterati che facciano pensare ad una situazione di pericolo immediato. Tuttavia è possibile notare una certa tensione nel tratto, emergono stati di ansia e nervosismo che potrebbero trovare riscontro in entrambi gli scenari che girano intorno alla sua sparizione”. Come ha sottolineato anche il suo papà, Alessia potrebbe essere stata emotivamente agitata a causa della sua fuga, oppure aver subito una pressione psicologica dovuta a delle imposizioni non necessariamente minacciose, di mettere nero su bianco il fatto che la sua fosse una fuga volontaria.