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Controffensiva ucraina più lenta del previsto, Zelensky chiede altre armi agli alleati. Gli Usa: “F-16? Arriveranno tra diversi mesi”

A che punto è la controffensiva ucraina? E’ “fallita” come dice il presidente russo Vladimir Putin? E’ “solo all’inizio” come garantisce il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken? Dopo un sabato di attacchi in Crimea da parte dell’esercito ucraino e i bombardamenti di Odessa da parte di quello russo, la situazione del conflitto sembra ancora ballare sul crinale, come un acrobata sul filo, senza far capire da che parte può pendere. Dalle parole del capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky sembra trasparire una qualche ammissione sul fatto che ci si aspettasse di più da questi due mesi e mezzo. “L’inizio delle azioni di controffensiva è stato ritardato – ha detto ieri – non volevamo perdere la nostra gente e i militari non volevano perdere l’equipaggiamento. Oggi ci stiamo avvicinando al momento in cui queste azioni possono diventare un po’ più veloci“. Nel frattempo, stanotte, c’è stato il bombardamento di Odessa. E il risultato è che ora Kiev torna a chiedere altre armi. Zelensky in particolare ha lanciato un nuovo appello agli alleati per chiedere altre armi di difesa aerea che proteggano l’Ucraina dai missili russi. “L’Ucraina ha bisogno di un vero e proprio scudo aereo: l’unico modo per sconfiggere il terrore missilistico russo – ha scritto su Telegram – Abbiamo già dimostrato di poter abbattere anche i missili russi di cui si vantano i terroristi. Grazie all’aiuto dei nostri partner, sono state salvate migliaia di vite. Ma abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea. Il mondo non deve abituarsi al terrore russo: deve essere sconfitto. Ed è possibile”.

Qualche giorno fa il ministro degli Esteri Mykhailo Podolyak aveva fatto una lista dettagliata di ciò che serve per “intensificare la controffensiva”: 300 veicoli corazzati, 80 caccia F-16, dieci sistemi di difesa aerea come i Patriot americani o i Samp-T francesi. Oggi a parlare è stato Blinken che ha ricordato che “Kiev ha riconquistato circa il 50% dei territori inizialmente occupati dalla Russia” e quindi “in termini di quello che voleva raggiungere come obiettivo, la Russia ha fallito. La controffensiva ucraina è all’inizio“. Ci vorranno mesi, ha aggiunto ancora, come l’amministrazione americana si affretta a ripetere ormai da giorni davanti al pantano ucraino. “Abbiamo visto progressi nella controffensiva Ucraina, la Russia sta perdendo terreno” aveva detto quasi con le stesse parole l’altro giorno il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Però intanto Blinken ricorda agli ucraini che l’Ucraina riceverà, sì, aerei da combattimento F-16, ma la loro consegna richiederà “diversi mesi”. “Non è solo questione di consegnare gli aerei – dice – ma di addestramento. Di manutenzione. Riguarda la capacità di utilizzarlo con armi combinate. Tutto ciò richiede tempo”. Nei giorni scorsi peraltro gli Stati Uniti avevano ribadito che non forniranno missili a lungo raggio, nonostante la pressione del Congresso, qualche uscita ambigua del presidente Joe Biden e i ripetuti appelli del governo ucraino.

Qualche giorno fa Francesco Palmas su Avvenire puntualizzava che le truppe di Kiev in queste 6 settimane di combattimenti ha (ri)conquistato 300 chilometri quadrati, pochissimo. Secondo l’analisi di Gianluca Di Feo su Repubblica la controffensiva non avanza da 48 giorni, a fronte dei 42 con cui si è conclusa per esempio la battaglia delle Ardenne e dei 52 di quella di Kursk tra le truppe di Hitler e quelle di Stalin. Sempre stando a questa analisi l’errore è stato “tecnico”, sul campo: gli ucraini non sono riusciti ad aprire una breccia nel fronte russo. Quale che sia il motivo della paralisi della controffensiva che tutti ammettono, rientra in gioco il fattore tempo – ammesso che ne sia mai uscito. E’ stato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto – non certo tacciabile di “disfattismo” o di intelligenza “col nemico” – a spiegare qual è l’oggetto del contendere di questa lentezza. “Abbiamo davanti potenzialmente i due, tre mesi peggiori – ha spiegato durante un dibattito a Viareggio – nei quali gli ucraini potranno scatenare la controffensiva di cui tanto si parla. Ma se questa fallisce e i russi non riescono a conquistare nuovi territori credo allora che sarà inevitabile sedersi a un tavolo di pace perché tutte le parti stanno perdendo troppo da questa guerra”. “Il perdurare di una situazione di stallo – ha ribadito – penso e spero che convinca tutti a sedersi intorno a un tavolo di pace”. Dall’altra parte Crosetto “si augura” di “non dover più mandare le armi a Kiev anche perché non sono illimitate“.