Ci sono tutti, o quasi, i capi di Stato e di governo dei Paesi del Mediterraneo o comunque interessati dalle rotte migratorie. In prima fila, tra i padroni di casa Giorgia Meloni e Antonio Tajani, c’è Kais Saied, il presidente tunisino, a mo’ di ospite d’onore dopo il Memorandum firmato con l’Unione Europea che vorrebbe tracciare la rotta per il futuro nei rapporti tra le istituzioni continentali e gli Stati da cui i migranti transitano. Lo schema e le intenzioni sono chiare, le parole della presidente del Consiglio in apertura dei lavori della Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni anche. Un compendio di concetti in buona parte condivisibili, se non addirittura sorprendenti visti gli antichi toni e proclami della leader di Fratelli d’Italia, che tuttavia non risolve il nodo fondante di tutta la vicenda: il come.
“Combattere l’immigrazione illegale, combattere le reti di trafficanti, ci consente soprattutto di offrire nuove opportunità di migrazione legale, noi infatti dobbiamo interrogarci su come possiamo cogliere i frutti positivi delle migrazioni e questo è possibile soltanto con una gestione fondata sulla cooperazione tra di noi”, ha spiegato la presidente del Consiglio davanti anche ai rappresentanti di 20 Paesi e di istituzioni europee, organizzazioni internazionali e agenzie delle Nazioni Unite. “Serve un impegno comune e più collaborazione per contrastare la rete dei trafficanti” che gestiscono le migrazioni, dice Meloni prima di ricordare che “l’immigrazione illegale di massa danneggia tutti, se non le organizzazioni criminali, che usano la loro forza sulla pelle dei più fragili”. E ancora: “Il sostegno a profughi e rifugiati è un dovere da cui nessuno può sottrarsi. Chi fugge da guerre e catastrofi ha il diritto a mettersi in salvo. Ma questo diritto non può comportare automaticamente il diritto di essere accolti ovunque”, ha detto ancora la presidente del Consiglio dando il via ai lavori con uno dei suoi cavalli di battaglia.
Sorvolando sui progetti di sviluppo per l’Africa, la premier non lesina critiche all’Occidente: “So bene che spesso è sembrato più attento a dare lezioni che a dare una mano. Abbiamo spesso approcciato la questione delle migrazioni come un tema che contrapponeva i Paesi di transito e partenza da una parte e i paesi di approdo dall’altra. Invece non è così”, dice. Perché? “Al centro dei flussi migratori ci sono le persone usate da organizzazioni criminali che guardano al loro profitto ed è nostro dovere occuparci del destino di queste persone”, ha sottolineato mettendo al primo punto dell’agenda quello di “potenziare il sostegno economico agli Stati che si fanno carico di grandi flussi di rifugiati” per “evitare situazioni di instabilità”. Ha quindi citato a mo’ di esempio su questo, la Turchia e la Polonia.
Ma era chiaro il riferimento anche al Memorandum d’intesa in 5 punti firmato con la Tunisia, che prevede anche 105 milioni di aiuti in un Paese che sta attraversando una grave crisi economica ed è il primo punto di partenza dei migranti verso le coste italiane, che nell’ultima settimana hanno registrato oltre 9mila arrivi. Un “modello” quello tunisino, come lo chiama la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “Vogliamo che il nostro accordo con la Tunisia sia un modello. Un progetto per il futuro, per partenariati con altri Paesi della regione. Vogliamo adottare un approccio pragmatico basato su interessi condivisi e valori comuni”, ha detto a Roma.
“Apparteniamo tutti a una regione comune – ha aggiunto – Siamo collegati dal Mediterraneo. Ma la cooperazione tra nord e sud, est e ovest del Mediterraneo non è sempre stata la norma. Vogliamo cambiare questo” approccio. I Paesi del Mediterraneo, ha indicato von der Leyen, devono “fermare lo sfruttamento della sofferenza umana da parte delle reti criminali” e “prevenire la tragica perdita di vite” umane. “Tutti questi fattori – ha sottolineato – richiedono un nuovo modo di pensare e richiedono lo sviluppo di nuovi partenariati strategici e globali tra le sponde del Mediterraneo”.