L’azione dell’uomo ha modificato la natura a nostro vantaggio. I disboscamenti, le bonifiche, la costruzione di città, infrastrutture, sistemi agricoli e industriali hanno enormemente migliorato il nostro tenore di vita. Per ottenere questo risultato, però, abbiamo contratto un debito con la natura che, in modo graduale ma sempre più intenso, sta smettendo di fornirci quelli che gli ecologi chiamano servizi ecosistemici: buona aria da respirare, clima adeguato alle nostre necessità, acqua potabile in quantità che rispondano ai nostri bisogni, rimozione di inquinanti e moltissime altre cose, inclusa la bellezza del paesaggio.
Le modifiche che abbiamo apportato alla natura hanno alterato questi servizi ecosistemici. Ora l’acqua scarseggia per lunghi periodi e poi arriva tutta assieme, con il passaggio da terribili siccità a inondazioni e alluvioni. L’aria è sempre meno respirabile. Le temperature continuano ad aumentare e questo porta a cambiamenti nella distribuzione della biodiversità, compresi i patogeni come il Covid. Cambia anche la distribuzione degli umani che, soprattutto nelle regioni tropicali, oramai vivono malissimo per le mutate condizioni climatiche e, quindi, fuggono verso di noi, creando i problemi che ben conosciamo.
Ci conviene darci una regolata perché così non possiamo andare avanti. Oppure sì, possiamo, ma poi ne pagheremo salatissime le conseguenze, come già stiamo facendo. E’ per questo che l’Unione europea ha deciso di cambiare rotta con il Green Deal e il Next Generation Eu. La legge sul restauro della natura, appena passata in Parlamento Europeo, con il voto contrario dei partiti di destra, inclusi i nostri, deriva dall’applicazione del patto verde. Chi non la vuole teme che questo muterà le nostre condizioni di vita e difende chi, oggi, opera in un certo modo, ad esempio con la pesca a strascico nelle aree protette, con l’agricoltura intensiva e molto altro. Si tratta di categorie importanti che non possono e non devono essere lasciate sole e non fa bene la sinistra a non porsi il problema della loro salvaguardia, lasciando campo solo alla destra. Il fatto è, però, che queste categorie non possono continuare a produrre in questo modo, nel loro stesso interesse. Se agricoltori e pescatori, per produrre o estrarre risorse, alterano troppo i sistemi naturali, questi smetteranno di dar loro (e anche a noi) quello di cui hanno (e abbiamo) bisogno. Senza cibo non si vive, e agricoltori e pescatori ci danno da mangiare. Si tratta di categorie indispensabili per la nostra stessa esistenza: le più indispensabili.
Nessuno vuole che scompaiano, e fanno bene i nostri politici, in Europa, a difendere i nostri agricoltori e pescatori, come fanno tutti gli altri politici dei vari paesi che fanno parte dell’Unione, ognuno a difesa degli interessi del proprio paese. Bisogna trovare equilibri, compromessi, per armonizzare la convivenza nell’Unione Europea.
Il Restauro della Natura, veniamo al dunque della legge appena approvata: non ha senso se non si rimuovono gli impatti che rendono necessario il restauro stesso. Se c’è un’infiltrazione d’acqua che ha fatto gonfiare l’intonaco a casa nostra, è inutile rifare l’intonaco se prima non si blocca l’infiltrazione. Non si dovrebbe neppure spiegare. Se la pesca industriale, assieme a tanti altri impatti, porta al depauperamento delle risorse ittiche, è inutile ripristinare queste risorse se poi si distruggono gli habitat e si prelevano le risorse con intensità superiori alle loro capacità di rinnovamento. Se riversiamo tonnellate di pesticidi nei terreni agricoli, inquinando le falde (e avvelenando noi stessi) è inutile bonificare i siti inquinati e poi continuare a inquinare.
Se gli alvei fluviali sono stati alterati con infrastrutture, insediamenti e costrizioni varie, è inutile pulire gli alvei e lasciare tutto quello che abbiamo costruito. Quando sento amministratori di regione che, in Romagna, dicono: “ricostruiremo tutto come prima!” mi vengono i brividi. Tutto quel che è avvenuto è stato causato da quel che è stato costruito e il rimedio è ricostruire di nuovo tutto, con le stesse regole e gli stessi principi? Cementificando il territorio, inquinandolo con pesticidi e altre sostanze tossiche che, poi, ci scoppiano in faccia?
Ora dovremo fare il restauro, e tremo al pensiero di come lo attueranno le amministrazioni che non credono alla necessità di restaurare la natura, e che non hanno piena contezza della necessità di eliminare gli impatti. Le spiegazioni sono state date, e ampiamente, dalla comunità scientifica. L’Unione Europea le ha recepite, ma le destre cavalcano l’incertezza di chi si sente minacciato da queste azioni ineluttabili. Alle prossime elezioni europee potrebbero prevalere i partiti che negano il cambiamento climatico e la necessità di una transizione ecologica. Se questo avverrà dovremo pagare prezzi molto cari alla mancanza di lungimiranza. In democrazia vince la maggioranza ed è bene che la maggioranza eserciti in modo consapevole il diritto di voto.
Se così non sarà, ne pagheremo salatissime le conseguenze. Lo voglio ripetere. I problemi non si risolvono negando la loro esistenza. Se vincono i partiti che negano la necessità di un adeguamento dei nostri sistemi di produzione e consumo, al fine di ottenere sostenibilità, saranno guai seri. Guai che, ne sono certissimo, non vogliono neppure quei partiti. Come farlo capire alla maggioranza di chi andrà a votare?