Vasto intervento del presidente di Confindustria che negli ultimi giorni ha ritrovato una vis polemica che sembrava un po’ smarrita. Con lo spettro recessione alle porte, Carlo Bonomi è in cerca di nuovi soldi pubblici per le aziende associate e tenta l’affondo da più angolazioni. La prima è la trita litania sul taglio al cuneo fiscale che di fatto sta tutto in carico ai lavoratori ma il cui taglio porterebbe denaro anche alle imprese. “C’è una spesa pubblica di 1.100 miliardi di euro, 14-16 miliardi si trovano. La riconfigurazione della spesa pubblica si può fare” afferma Bonomi, parlando a Ustica. Poi una carezza a Meloni e Fitto sul Pnrr. “Diventa difficile accusare questo governo, per noi il Pnrr era sbagliato in origine. Avevamo contestato l’impostazione che fu data dal governo Conte. Oggi scontiamo questi problemi, perché dentro ci sono progetti che poco avevano a che fare con la crescita del Paese”, dice Bonomi che, curiosamente dimentica il governo Draghi, salito in carica al posto di Conte proprio per gestire i fondi in arrivo da Bruxelles e che ha confermato l’impostazione adottata dal governo precedente quando avrebbe ancora avuto i margini per cambiarla.
“Bonomi si è presentato a Villa Pamphilj portandomi un libretto dell’ufficio studi di Confindustria, in cui c’erano studi accademici di professori universitari sulla semplificazione. Questo è stato l’apporto di Confindustria. Non ho visto grandissimi contributi concreti. Il progetto Transizione 4.0 siamo disponibili a realizzarlo per recuperare le risorse che ci stiamo perdendo” sul Pnrr, ribatte il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
Gli imprenditori italiani comunque non hanno (mai) nulla da rimproverarsi. “L’industria italiana ha dimostrato di essere forte, perché ha fatto i compiti a casa dopo tre grandi sberle. Abbiamo patrimonializzato le nostre imprese, abbiamo investito nella ricerca e siamo andati nei mercati internazionali. Da qui nasce la ripresa. Oggi siamo messi abbastanza bene. Però stiamo rallentando, motivo per cui chiedevamo alla politica che andasse a stimolare gli investimenti (leggi altri finanziamenti pubblici). Nei primi 4 mesi dell’anno la produzione industriale è diminuita, il commercio internazionale sta rallentando. Se interveniamo subito facendo le cose che vanno fatte continueremo a crescere se non facciamo i compiti a casa mettiamo a rischio la crescita”, racconta Bonomi.
In tema di salario minimo il presidente di Confindustria parte all’attacco dei sindacati. Si parla di un salario minimo di 9 euro, non si sa da dove sia nato questo dato. Tutti i contratti siglati da Confindustria sono sopra ai 9 euro. Questo dimostra che la contrattazione collettiva è un valore aggiunto, si ottiene di più rispetto alla decretazione. Ci sono settori dove si paga poco? Si, ma quali sono? Avete paura a dirlo. Noi lo sappiamo: commercio, servizi, cooperative e finte cooperative. Perché non si fa? Si ha paura di dire chi paga poco perché quella è una base elettorale. Volete fare il salario minimo? Ma dite la verità”, afferma Bonomi che quindi accusa i sindacati di fare dumping salariale per i metalmeccanici: “Diciamo chi sono quelli che pagano poco. Perché poi non vorrei che scopriamo che in Italia ci sono 44 contratti collettivi nazionali di lavoro dei metalmeccanici, 44 modalità di calcolare il valore dell’ora prestata dal metalmeccanico, io credo che un metalmeccanico debba prendere lo stesso stipendio sia che sia di Confindustria che di un’altra associazione datoriale. E guarda caso non vorrei che in quei 44 contratti firmati ci sia anche qualcuno da parte dei sindacati che ne ha firmato più di uno , facendo dumping sui lavoratori. Sarebbe interessante scoprire queste cose”.
E poi il tema del momento. Le misure per difendere i lavoratori dalle ondate di caldo estremo. Confindustria chiede un protocollo che però, secondo i sindacati, ha tempi troppo lunghi per far fronte ad un’emergenza che è qui ed ora. Ma secondo Bonomi “Sembra che alla salute ci pensino solo gli imprenditori”. Sul caldo e i lavoratori “Abbiamo subito dato disponibilità a cercate tutte le soluzioni per intervenire su un tema importante, spiega infatti il leader di Confindustria. “Va affrontato con grande serietà, sul tavolo ci sono molte soluzioni come la Cig e lo smart working. Noi siamo disponibili al confronto perché riteniamo che la salute dei lavoratori sia un bene da tutelare. In tema di sicurezza abbiamo proposto fare comitati paritari per intervenire ex ante sugli incidenti. Da tre anni aspetto che legislatore e sindacati rispondano. Perché non si fa? Qual è il problema? Sembra che alla salute ci pensino solo gli imprenditori”.