“Un bracciante agricolo è morto dopo aver accusato un malore mentre lavorava in un campo a Montalto di Castro, nel Viterbese. L’uomo, un cinquantenne originario della Tunisia, è il quinto lavoratore nel nostro Paese il cui decesso viene collegato al caldo intenso di queste settimane, che ha superato le medie stagionali”, lo comunica con una nota, la Cgil di Roma. A L’Aquila un autista dell’Azienda mobilità aquilana è stato colpito da un malore, provocato dal caldo e soccorso dal personale del 118. Martedì è previsto un nuovo incontro tra governo e parti sociali sull’emergenza caldo. La ministra Marina Calderone dovrebbe presentare “Un protocollo condiviso per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro”. Così la bozza di 11 pagine che tocca punti che vanno dalla valutazione dei rischi e dei fattori di rischio, legati all’età, alla presenza di patologie croniche e alle mansioni, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni. Il datore di lavoro – prevede tra l’altro – sulla base dei rischi, interviene per “eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali” pianificando pause o attività in giorni o orari più freschi. Al di là delle misure i sindacati contestano la scelta del protocollo, una soluzione che prevede tempi considerati troppo lunghi. Tra i fattori individuali che aumentano il rischio di effetti negativi sulla salute sono indicati oltre l’età (over 65 anni) e la presenza di patologie croniche, l’assunzione di alcuni farmaci e la gravidanza. Un capitolo specifico viene dedicato anche all’informazione e alla formazione.
In attesa delle norme sul caldo estremo per i lavoratori “anche oggi è già passato un’altra giornata e non vorremmo che succedesse, come già successo, che c’è gente che sta male o addirittura che è morta. Si sta già perdendo tempo”, afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per il sindacalista, “era necessario intervenire con due provvedimenti immediati. Non c’era bisogno di discussioni particolari: estendere la cassa integrazione a tutti i settori e a tutte le attività e, dall’altra parte, fissare qual è il livello oltre il quale bisogna intervenire perché non ci sono le condizioni per poter lavorare” e “anche l’Inail dice delle cose molto precise”. “Si sta perdendo tempo quindi noi ci auguriamo che domani delle decisioni si prendono, perché siamo già in ritardo”, conclude Landini parlando dell’incontro convocato al ministero del Lavoro.
Sul caldo e i lavoratori “Abbiamo subito dato disponibilità a cercate tutte le soluzioni per intervenire su un tema importante. Va affrontato con grande serietà, sul tavolo ci sono molte soluzioni come la Cig e lo smart working. Noi siamo disponibili al confronto perché riteniamo che la salute dei lavoratori sia un bene da tutelare. In tema di sicurezza abbiamo proposto fare comitati paritari per intervenire ex ante sugli incidenti. Da tre anni aspetto che legislatore e sindacati rispondano. Perché non si fa? Qual è il problema? Sembra che alla salute ci pensino solo gli imprenditori”, ha detto oggi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Stamane a Genova è stato firmato da enti di controllo, sindacati e associazioni datoriali, un primo documento con le linee guida e le misure per la prevenzione e protezione dai rischi dall’organizzazione dell’orario di lavoro articolandolo in modo da agire nelle ore meno calde della giornata, a maggiori turnazioni tra il personale, dall’informazione sui possibili problemi di salute, fino all’attivazione della cassa integrazione ordinaria laddove si raggiungano condizioni di lavoro proibitive, vedi l’esperienza del lavoro in edilizia dove superati i 35 gradi centigradi l’azienda può richiedere gli ammortizzatori sociali.
“Continuano ad essere preoccupanti le condizioni di lavoro nei siti McDonald’s e dei suoi licenziatari nel sud Italia per via delle condizioni di lavoro a temperature molto alte. Filcams Cgil – afferma la segretaria nazionale Sonia Paoloni – denuncia con forza le responsabilità dell’azienda McDonald’s e dei suoi licenziatari nei confronti delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti le lavoratrici e i lavoratori all’interno dei propri siti vendita; in questi giorni la situazione sta diventando insostenibile per le condizioni di lavoro condizionate dalle alte temperature che si registrano non solo all’interno delle cucine ma anche in sala, a scapito dei clienti”.